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Trapani Servizi, i motivi dello stop

“L’emergenza rifiuti è tutt’altro che risolta”. Così hanno dichiarato il sindaco di Trapani, Giacomo Tranchida, e l’assessore all’Ecologia Emanuele Barbara, nei giorni scorsi.

Ma cos’è successo nello specifico? Perchè l’impianto della Trapani Servizi, dove conferivano ben settantotto Comuni, è stato costretto a fermare le proprie attività?

Partiamo dall’inizio: a Trapani i rifiuti indifferenziati vengono trattati e i residui del trattamento meccanico biologico degli RSU arrivano poi a Gela dove vengono analizzati. Un controllo eseguito dall’ARPA sui rifiuti arrivati a Gela ha evidenziato un valore superiore per i rifiuti trattati a Trapani. Fino a dicembre scorso, il problema non sussisteva, grazie ad una deroga che permetteva di lavorare anche superando il limite. La deroga, però, era valida fino al 31 dicembre e non è stata rinnovata. Di conseguenza, la Trapani Servizi, avendo superando il limite stabilito dalla legge, è stata fermata.

Ma qual è questo valore? Presto detto. Si tratta dell’IRDP, l’Indice Respirometrico Dinamico Potenziale, un’unità di misura indispensabile quando si parla di biostabilizzazione.

Questo test, in parole semplici, determina il consumo orario di ossigeno impiegato per l’ossidazione dei composti biodegradabili presenti all’interno di una matrice. Insomma: una quantità di organico superiore al limite nei rifiuti dell’indifferenziato.

Il problema è che, però, nell’indifferenziato, pur facendo la separazione nei migliori dei modi, il valore supera il limite anche solamente con una semplice buccia di limone.

Insomma, il rifiuto, pur separato, viene contaminato anche da una presenza minima di organico.

E da cosa nasce questa contaminazione? Forse dal secco non fatto correttamente ma sicuramente dai rifiuti raccolti per strada.

Si sa, gli incivili lasciano di tutto: sacchetti pieni di rifiuti organici, secco, carta, plastica. Ma tutta la spazzatura raccolta viene definita secco e, di conseguenza, va a finire nelle discariche. E, ripetiamo, nonostante la separazione, il rifiuto rimane contaminato. E, dunque, il valore aumenta.

Si potrebbe dire, dunque, che la chiusura della Trapani Servizi è stata causata anche da quella fetta di inciviltà presente tra i cittadini.

Intanto, dagli uffici di Gela è stata spedita una nota, con destinatari anche il dipartimento regionale rifiuti, in cui si afferma l’inadeguatezza dei trattamenti effettuati a Trapani.

Motivo per cui, adesso, i Comuni che facevano riferimento alla Trapani Servizi saranno obbligati a trasferire i propri rifiuti a Catania, con un enorme aumento dei costi e notevoli criticità.

E questo nonostante il territorio trapanese abbia raggiunto quasi il 70 % di raccolta differenziata.

E l’aumento dei costi rischierebbe di causare, in assenza di interventi a sostegno dei Comuni da parte della Regione Sicilia un’inevitabile incidenza sulla Tari.

La soluzione potrebbe essere l’installazione di un termovalorizzatore, impianti capaci di trasformare i rifiuti in energia e calore. Ma forse, per questo, la Sicilia non è ancora pronta. E intanto, i cittadini onesti sono costretti a pagare un aumento della Tari a causa di qualcosa che non funziona come invece dovrebbe.

Chiara Conticello

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