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Con Borghi dei Tesori, la memoria dei luoghi. I ruderi della Madrice di Montevago e le opere degli artisti

Per non dimenticare. Un luogo dove i ruderi raccontano, dove gli artisti hanno assunto il ruolo di testimoni. Di Montevago prima della notte tra il 14 e il 15 gennaio 1968, non è rimasto nulla:  il percorso a piedi tra le case distrutte dal terremoto che rase al suolo i paesi del Belice, tra simboli di una quotidianità scippata, è una sorta di pellegrinaggio importante. Lo si potrà fare oggi (dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 18) poi sabato e domenica prossimi (3 e 4 settembre, stessi orari) nell’ambito dei Borghi dei Tesori, il festival a cui hanno aderito una quarantina di piccoli comuni di otto province siciliane, ognuno aprendo chiese, palazzi, monasteri, eremi. 

A Montevago sono rimasti solo i ruderi del borgo pre-sisma, la nuova cittadina è stata ricostruita poco lontano: la passeggiata conduce alla chiesa Madre, intitolata ai santi Pietro e Paolo, inaugurata nel 1826 dal cardinale Pietro Gravina. Sono stati riportati alla luce il basamento e l’altare maggiore, tre altari laterali, alcuni capitelli con l’effige della chiesa, il sarcofago con la lapide del fratello del cardinale Gravina, diversi elementi architettonici, oltre ai resti del portone e della scala a chiocciola che conduce al campanile. E in questi giorni molti cittadini di Montevago – soprattutto donne che magari in questa chiesa si erano sposate o avevano battezzato i bambini – sono voluti ritornare alla Madrice. Per iniziativa dell’associazione culturale “La Smania Addosso” è stato costruito un anno fa l’itinerario “Percorsi Visivi” lungo i murales e dipinti di Ligama, Pascal Catherine, Bruno D’Arcevia e Patrick Ray Pugliese. La visita si chiude a Baglio Ingoglia che nel 1962 fu utilizzato come set cinematografico per alcune scene del film “La smania addosso” di Marcello Andrei, con Gérard Blain, Annette Stroyberg, Vittorio Gassman, Lando Buzzanca e Gino Cervi. Oggi è sede della Strada del vino delle Terre Sicane.

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