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Il giorno più lungo, tra fede e tradizione

di Pamela Giacomarro

Alle 14 in punto ha preso il via dalla chiesa delle Anime Sante del Purgatorio la tradizionale processione dei Misteri.

Tre colpi secchi al portone. Il silenzio, rotto dal rullo dei tamburi che annunciano l’inizio del corteo. E’ il giorno più lungo per i trapanesi, il più atteso da oltre quattro secoli. Un turbinio di emozioni, tra fede, folklore e tradizione. I colpi di ciaccola che scandiscono il tempo, il passo lento dei portatori, le note malinconiche delle marce funebri. Le statue, protagoniste della Passione del Cristo sembrano danzare tra le stradine del centro storico, prese d’assalto da fedeli, turisti, curiosi. Tutti uniti per celebrare la morte e il mistero della Resurrezione. Occhi lucidi al passaggio dell’Addolorata, avvolta nel suo manto nero. Dopo una breve sosta a Piazza Vittorio Emanuele, spogliati delle bande e le processioni, i Misteri riprendono il loro viaggio. La notte è sicuramente uno dei momenti più suggestivi e intimi della processione. Quando i gruppi appaiono in tutta la loro autentica bellezza, avvolti dal gioco di luci ed ombre proiettati nei palazzi del centro storico della città. Con quel rimbalzare di ciaccole lungo il corteo religioso. Un cammino fatto di passi ora lenti, ora veloci, carichi di devozione e tradizione. Senza curarsi né della stanchezza né della fatica per quel peso che grava sulle spalle. E per una notte, sotto sotto quelle vare si incontrano tutti i mille volti e le tante sfaccettature di Trapani e della sua gente. Alle prime luci dell’alba, in un atmosfera quasi mistica e carica di emozioni, si ricompongono le bande e le processioni. Tutti attorno ai gruppi per accompagnarli verso il rientro in chiesa.

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