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I fastidi dell’alga

Bruciori agli occhi e al naso.

Il nome scientifico è Ostreopsis ovata. Si tratta di una microalga marina tipica dei climi tropicali. Nei nostri mari non dovrebbe neppure esserci. È una specie aliena, probabilmente giunta nel Mediterraneo con le navi che attraversano il Canale di Suez. Da un ventennio, ormai, questa microalga compare sulle coste italiane. Non è strano che la sua presenza sia stata segnalata in prossimità delle nostre spiagge. I bagnanti ne avvertono la presenza quando si verifica la fioritura. In tal caso il mare presenta in superficie colorazioni anomale e talvolta chiazze schiumose biancastre e marroni od opalescenza o materiale di consistenza gelatinosa in sospensione. La fioritura dell’alga, in gergo “bloom”, è stata segnalata nelle acque del litorale di San Giuliano. La circostanza non può essere messa in immediata stretta correlazione con le problematiche legate agli sversamenti in mare di acque reflue verificatesi nelle scorse settimane, sia dal pennello 35 nel territorio di Erice, sia dal pennello di via Tunisi nel territorio di Trapani. È però un dato scientifico certo la proliferazione della Ostreopsis Ovata in presenza in acque azotate (come lo sono le acque reflue), nei tratti in cui vi è ristagno di acqua, per mancanza di correnti, e in acque con temperature a partire dai 22-23 °C. Generalmente luglio agosto è il momento critico. L’alga non è visibile ad occhio nudo. Si deposita sul fondo, roccioso e sabbioso, provocando la morte di tutti gli organismi, perché nella crescita esaurisce l’ossigeno a disposizione. In questa fase basta una mareggiata con vento che spiri sulla costa per far risentire il suo effetto sgradito, fino ad instaurare una sindrome da intossicazione, nei bagnanti, con irritazioni delle mucose respiratorie e congiuntivali. Nei soggetti già affetti da difficoltà respiratorie si può arrivare alla tosse, respiro sibilante, broncospasmo con moderata dispnea. Febbre nei casi, rarissimi, più gravi. Tuttavia la sindrome che essa genera è da considerare completamente benigna. Insomma non è morto mai nessuno per l’inalazione della Ostreopsis ovata.

La modalità di esposizione per il manifestarsi dei sintomi non è l’ingestione, ma l’inalazione di aerosol marino e cioè di microparticelle acquose in sospensione contenenti l’alga. Questo giustifica i sintomi anche in soggetti che non praticano attività in mare. La tossina che essa produce, che uccide gli organismi marini, può essere ingerita dall’uomo proprio attraverso i frutti di mare. Se mangiati, anche se cotti, provocano una tossinfezione alimentare con sintomatologia classica di vomito e diarrea, trascorse 4 / 6 ore dall’ingestione. In Italia dal 2010 è diventato obbligatorio con legge dello stato effettuare monitoraggi in aree a rischio di Ostreopsis ovata.

La struttura territoriale di Trapani dell’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale (ARPA) tiene la situazione sotto controllo e segnala alla ASL e ai comuni quando l’Ostreopsis ovata supera le 10000 unità cellulari per litro, come da “Lineee guida del Ministero della Salute”.

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