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Mafia, condannato il “postino” di Matteo Messina Denaro

Sei anni e otto mesi. La pena inflitta dal Gup di Palermo ad Andrea Bonafede, cugino ed omonimo del geometra di Campobello di Mazara che ha prestato l’identità a Matteo Messina Denaro. Per l’imputato, però, è caduta l’accusa di associazione mafiosa, reato che i Pm, Piero Padova e Gianluca De Leo, gli avevano contestato, lo scorso mese di settembre, in seguito ad ulteriori attività investigative, modificando pesantemente il capo di imputazione. La condanna è arrivata per per favoreggiamento aggravato e procurata inosservanza della pena. Andrea Bonafede, dipendente comunale di Campobello, era accusato di aver fatto da intermediario tra il boss allora latitante e il medico Alfonso Tumbarello nel periodo in cui il capomafia era in cura per il cancro al colon. Era lui che faceva avere a Messina Denaro le ricette intestate al geometra e le prescrizioni firmate da Tumbarello necessarie alle terapie. Bonafede, che ha scelto il rito abbreviato, si è difeso sostenendo di non sapere che il reale malato era il padrino, ma di essere convinto che ad avere il tumore fosse il cugino che voleva però tenere riservata la patologia.

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