La nomina di Dino Petralia come nuovo capo del Dap arriva dopo le dimissioni del precedente vertice, Francesco Basentini, travolto dalle critiche dopo la messa ai domiciliari di alcuni boss mafiosi e dopo le rivolte nelle carceri italiane. Compito difficile per il magistrato trapanese, amico di Giovanni Falcone e con lui nel Movimento giustizia, è stato pubblico ministero a Trapani, Sciacca, Marsala, Palermo e, da ultimo, procuratore generale a Reggio Calabria. Dal 2006 al 2010 è stato membro del Csm, con la corrente che oggi è nel gruppo Area insieme a Magistratura democratica. Lo scorso anno fu accreditato come possibile successore alla Procura di Torino di Armando Spataro, ma Petralia rinunciò alla candidatura quando il suo nome finì nelle carte del caso Palamara che sconvolse il Csm. In quell’occasione dichiarò di provare grande amarezza ma di non essere disponibile a sporcare la sua dignità. Tra le inchieste recenti che recano la firma: quella sulla gestione di rifiuti nei comuni del palermitano a Palermo; l’indagine sul sequestro della Bcc di Paceco, ritenuta dagli inquirenti cassaforte di mafiosi e massoni trapanesi; l’inchiesta “Mare Monstrum” sui collegamenti tra politica regionale e imprenditori del trasporto marittimo che portò all’arresto di Ettore Morace e Girolamo Fazio. È sposato con Alessandra Camassa, attuale presidente del Tribunale di Marsala; il figlio Paolo da febbraio scorso è Assessore allo sport del comune di Palermo; la figlia Sinforosa è una apprezzata pianista concertista internazionale.