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venerdì, Marzo 29, 2024
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Il Consiglio Comunale di Marsala istituisce il “Registro dei Bambini mai nati”. Intervista alla consigliera comunale Luana Alagna, contraria al provvedimento

Tante polemiche, ma pochi No in Consiglio Comunale, dove, nella seduta del 12 agosto, viene votata in Aula l’Istituzione del “Registro dei Bambini mai nati. Modifica al Regolamento cimiteriale”. Un argomento divisivo, sul quale interviene la consigliera comunale Luana Alagna, tesserata del Pd.

Il Consiglio Comunale di Marsala ha approvato a larga maggioranza l’istituzione del registro dei “bambini mai nati”. Con il suo voto contrario.  Un provvedimento che sta facendo molto discutere e che ha suscitato contestazioni, e che Lei ha definito una discesa verso il medioevo. Perché? Quali principi va a calpestare?

L’istituzione di un registro per i “bambini mai nati” testimonia un ulteriore tentativo di arretramento culturale che il nostro Paese sta vivendo negli ultimi tempi su vari fronti. Le battaglie delle donne, che nella seconda metà del secolo scorso hanno portato a varare la legge 194, rischiano di essere compromesse attraverso l’istituzionalizzazione di pratiche amministrative che di fatto, passando come modifiche al regolamento cimiteriale, celano altri fini, andando ad intaccare il diritto di autodeterminarsi della persona e la libera scelta delle donne di interrompere la gravidanza.

I prodotti del concepimento vengono oggi registrati in forma anonima, considerato che non vi è alcun atto formale di nascita, e collocati in uno spazio di inumazione. Questa delibera invece, in un passaggio sconcertante, prevede che, anche SENZA IL CONSENSO dei “Genitori”, ci debba essere un cippo funerario che individuerà la singola sepoltura, la quale verrà a sua volta registrata con un numero, e la data di conferimento, che sarà inciso anche nella tomba. Verrà dunque istituito un registro dei “bambini mai nati” nel quale verrà data anche la facoltà, a chi decide di registrare il prodotto del concepimento, di darvi anche un nome di fantasia.

Non si comprende l’utilità di questo provvedimento, dato che la legge prevede già la possibilità di richiedere la sepoltura del prodotto del concepimento su istanza dell’interessato, se non quello di innescare un processo di stigmatizzazione e colpevolizzazione di una scelta dolorosa e profondamente intima di una donna.

Va inoltre precisato come sia fondamentale la modifica linguistica della fattispecie. Infatti, definire “bambino mai nato” il “prodotto del concepimento” sembrerebbe aprire la strada a possibili contestazioni della legge 194, che comunque viene mortificata.

Con quale modalità è avvenuta l’approvazione? Era un punto all’ordine del giorno  che sapevate di dover trattare?

È una delibera di consiglio comunale nata su proposta di una consigliera comunale. Era stata discussa nella commissione di merito già da tempo ed inserita all’ordine del giorno negli ultimi giorni, e ieri ne è stato chiesto il prelievo. Io non ero a conoscenza del fatto che quel giorno si sarebbe trattato quell’atto, erano stati infatti convocati dei dirigenti del comune per la trattazione di altri argomenti, pur sapendo naturalmente dell’inserimento di quella delibera nell’odg del consiglio comunale. Ma solitamente è la conferenza di capigruppo che stabilisce l’ordine dei lavori. È stato chiesto un prelievo in aula di due atti deliberativi, tra cui questo, e successivamente si è pervenuti alla trattazione e poi alla votazione.

Naturalmente non appare casuale la tempistica con cui ne è stata chiesta la trattazione, sembrando infatti una replica politicamente orientata all’aggiornamento delle linee guida sull’interruzione volontaria della gravidanza, che consentono l’utilizzo della pillola abortiva fino alla 28esima settimana in day hospital e dunque senza ricovero.

Lei lo ritiene un modo per gettare le basi per la stigmatizzazione pubblica della donna che ‘decide, per motivi di coscienza insondabili, su cui nessuno ha il diritto di entrare’, di interrompere volontariamente la gravidanza. Lo ha pubblicamente scritto in un post su facebook. Marsala e i diritti civili. In che momento storico siamo?

Assolutamente si, si va ad intaccare il principio di autonomia delle scelte della donna, alla quale è riconosciuta e deve essere valorizzata e garantita la prerogativa di determinare e dare forma alla propria esistenza. Le decisioni che riguardano la procreazione e tutte le implicazioni che ne derivano segnano profondamente il percorso di vita di noi donne e per tali ragioni devono essere tutelate da qualsiasi intromissione o abuso.

Le notizie su Marsala ultimamente hanno riguardato tristi e vergognosi episodi di odio razziale che, seppur non sono rappresentativi di una realtà sociale accogliente e solidale, quale è Marsala, tuttavia sono il segnale di un disagio sociale strisciante, della presenza di sentimenti negativi alimentati da campagne di odio e da chi ha seminato e continua a seminare per scopi politici la paura verso chi è più vulnerabile, chi vive in condizioni di emarginazione economica e sociale, verso “l’altro da noi”, il “diverso”. Credo che sia necessario, per ritornare all’uso importante delle parole che “fanno le cose”, un lavoro importante sul linguaggio, sui comportamenti quotidiani, in famiglia e negli ambienti lavorativi, affinché non vengano più utilizzate “parole per ferire” che preludono drammaticamente alle “azioni per ferire”.

Non c’è il rischio di incrinare i principi dello stato laico con questo genere di provvedimenti?

Va costantemente richiamata l’importanza della laicità dello stato, che  talvolta diamo per scontata ma che è alla base della nostra convivenza civile.

È grazie allo Stato laico che viene riconosciuto il pluralismo delle idee, che vengono garantite quelle che chiamerei cittadinanze  in una società complessa, che convivono inevitabilmente con la pluralità delle scelte morali degli individui. Il rischio che si possa scivolare verso una perversione dei principi dello stato di diritto, prevedendo interferenze di natura etica, da drammaticamente linfa all’affermazione del pensiero unico, dove il dissenso non è previsto, dove una scelta libera, giuridicamente tutelata, può trasformarsi in uno stigma, diventare una colpa. Alla base della nostra civiltà liberale e democratica vi è il superamento dello stato etico, che ha tolto la possibilità che il codice morale coincidesse con il codice penale. Occorre dunque vigilare per evitare che forme subdole, striscianti e ambigue sotto la veste di petizioni di principi ci riportino a nuove forme di stato etico in cui vengono giudicate e colpevolizzate libere scelte autonome, inviolabili, della persona.

Solo tre i voti contrari: assieme a Luana Alagna hanno votato No i consiglieri comunali Linda Licari e Daniele Nuccio.

J.C.

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