L’emergenza coronavirus ha travolto ogni iniziativa sociale e manifestazione pubblica, ma ricordare comunque si può, anche sul web

di Fabio Pace

Ricorre oggi, 21 marzo, primo giorno di primavera la giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, istituita copn voto del Parlamento il primo marzo del 2017. Una iniziativa che però, muovendo dalla sensibilità della società civile, ebbe inizio nel 1996 per iniziativa della associazione Libera di Don Ciotti e della associazione Avviso Pubblico. Ogni anno viene scelta una città per l’iniziativa nazionale. Quest’anno l’appuntamento nazionale previsto a Palermo è rinviato al 23-24 ottobre. E come ogni altra iniziativa anche la giornata odierna trova spazio on line. Come? Basta scegliere il nome di una delle circa mille vittime innocenti delle mafie nel nostro Paese e postarlo insieme ad un fiore sui social, dalle 9 del 21 marzo, con hashtag #iorestoacasa #memoriaeimpegno #21marzo2020. Sempre sui social, inoltre, circola il video in cui sindaci, magistrati, giornalisti, docenti, studenti, attori si sono ripresi mentre leggono ciascuno i nomi di vittime. Anche noi vogliamo fare la nostra parte e menzionare alcune vittime della mafia e insieme ai nomi più vicini alla nostra memoria, Giangiacomo Ciaccio Montalto, Mauro Rostagno, Barbara Rizzo Asta e i figli Giuseppe e Salvatore, Giuseppe Montalto, vogliamo citarne alcuni persi nelle nebbie del passato legati alla lotta per la terra, per i contadini e contro la mafia agraria dei latifondisti. La mafia che negava (come ancor oggi nega) lavoro e riscatto sociale. Tra questi Giovanni Corrao, il generale garibaldino ucciso nel 1861, di cui ha recentemente scritto il professore Salvatore Buongiorno; Stefano Caronia, arciprete di Gibellina, ucciso nel 1920, esponente del Partito Popolare di Sturzo e sostenitore dell’azione delle cooperative popolari difendeva i mezzadri dalle prepotenze della mafia del latifondo; Pietro Ponzo, ucciso nel 1921, contadino socialista, presidente della Cooperativa Agricola di Salemi; nel 1922 a Paceco la strage della famiglia Spatola: Domenico, militante socialista e i nipoti Mario e Pietro Paolo Spatola, figli di Giacomo Spatola, fondatore della Banca Agricola; sempre nel 1922 Antonino Scuderi, consigliere comunale socialista e segretario della Società Agricola Cooperativa di Dattilo-Paceco (la cui figura è tratteggiata in uno splendido pamphlet di Alberto Barbata; e infine Sebastiano Bonfiglio, Sindaco di Monte San Giuliano, l’odierna Erice, ucciso in un agguato mentre tornava a casa, a San Marco, oggi frazione di Valderice, da un consiglio comunale che si era tenuto in vetta.