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venerdì, Maggio 3, 2024
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Autonomia differenziata, Fico: «Riforma pasticciata e scellerata»

«Un pasticcio, una legge scellerata». Così Roberto Fico, già presidente della Camera dei Deputati e Cristina Ciminnisi, deputata regionale, hanno definito l’autonomia differenziata, il disegno di legge, a firma del leghista Calderoli, che ha ricevuto l’approvazione in Senato ed è in discussione alla Camera.

Se ne è parlato ieri sera a Paceco, presso Centro Diurno Comunale, nell’ambito di una iniziativa del M5S. Incontro molto partecipato, sala piena per un argomento ostico che, ben oltre ai risvolti tecnico giuridici, investe la quotidianità di ciascuno di noi.

Tutti gli interventi hanno rilevato le criticità insite nell’architettura della norma che punta a trattenere nei territori la gran parte del gettito fiscale e a chiedere allo Stato competenza esclusiva su alcune materie come sanità, scuola, energia, servizi sociali. Senza solidarietà fiscale tra le regioni, il rischio è quello di creare una Italia a due velocità, di spaccare il Paese tra regioni ricche del Nord e regioni povere del Sud.

«L’autonomia differenziata – ha detto Fico – è un pasticcio perché se unita alla riforma del premierato determinerà una architettura istituzionale incomprensibile dove ci rimetterebbero tutti i cittadini e quelli più deboli soprattutto; ed è una riforma scellerata perché divide il Paese e ci scippa di fatto la nostra Repubblica. É necessario arginare questo disegno con azioni come quelle di questa sera: mobilitare l’opinione pubblica, parlarne, fare la battaglia parlamentare che stiamo facendo, in caso di approvazione bisognerà ricorrere alla Corte Costituzionale e magari proporre un referendum».

«L’Autonomia differenziata è la “secessione dei ricchi”, che – ha detto Ciminnisi – assicurerà molti più finanziamenti alle regioni del Nord, che già dispongono di maggiori risorse rispetto a quelle del Sud, violando ogni principio etico e costituzionale di solidarietà nazionale e di perequazione fiscale. Il Governo Meloni e la Lega cercano di incassare un risultato, in vista delle elezioni europee, che però non fa bene ai cittadini, non fa bene al Paese, non fa bene alle singole regioni. Disuguaglianze verranno prima cristallizzate, poi amplificate, andando in direzione completamente opposta anche a quelle che sono le finalità del PNRR che ci ha consentito di avere molte risorse proprio per colmare il divario tra nord e sud».

Giovanni Scala, docente di diritto Costituzionale dell’Università di Palermo ha posto l’accento sul disordine di natura giuridica che potrebbe generarsi con una giungla di norme che variano da regione a regione, anche sulla stessa materia. Ciò porterebbe ad intasare di contenziosi la Corte Costituzionale, una circostanza ben peggiore rispetto a quanto già accaduto tra il 2001 e il 2015 quando dopo la riforma del titolo V della Costituzione l’Alta corte è stata impegnata in ben 15 anni di giudizi e sentenze sui contenziosi tra Stato e Regioni.

Liria Canzoneri, segretaria generale della CGIL, ha prefigurato il rischio che regolamentazioni diverse tra regioni, in materie come energia e lavoro, fino ad oggi competenza esclusiva dello Stato, torneranno a generare le gabbie salariali e a impoverire ulteriormente l’economia del Meridione, penalizzandone il già precario tessuto produttivo e imprenditoriale.

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