di Fabio Pace

La politica riesce a cambiare la percezione dei fatti attraverso il linguaggio e i messaggi, spesso ripetitivi come gli spot che bombardano i consumatori. E così “migrazione” c’è chi lo ha declinato come “invasione” evocando scenari di guerra; oppure, ribaltando il concetto, accosta l’immagine dei “porti aperti” alla fragilità e incapacità dello Stato e di una società di gestire il problema, quando è vero il contrario. I porti chiusi sono sinonimo di incapacità di gestire il problema, la società chiusa ai cambiamenti è fragile. Avevamo imparato a conoscere i luoghi di accoglienza con l’acronimo SPRAR, Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati, poi il furore della stessa politica dei porti chiusi con il “decreto sicurezza”, noto anche come “decreto Salvini”, approvato nel dicembre 2018, li ha cancellati. Come se questo bastasse a far passare in secondo piano il tema delle migrazioni che, con o senza la pandemia, nessuno potrà mai fermare. Nella migliore delle ipotesi gestire, forse, il problema con politiche accorte potrebbe anche essere possibile. La cancellazione degli Sprar, ad onor del vero, ci è parso un po’ come il tentativo della politica di mettere la polvere sotto al tappeto. Ma poi questa, la polvere, in qualche modo, si ripresenta. E così visto e considerato che la migrazione dei popoli non si ferma per decreto e neppure per legge, piaccia o no le nostre coste sono ancora obiettivo di chi cerca migliori condizioni di vita. Niente più SPRAR, possono gioire i fans del rigore contro i migranti. Oggi il nuovo acronimo da imparare, forse un po’ più complicato e quindi meno in vista, è SIPROIMI (sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati). La differenza tra SPRAR e SIPROIMI. In pratica nessuna. Tant’è che nel dossier del Ministero dell’Interno (certamente non quei sovversivi delle ONG) pubblicato il 1° dicembre 2018 si legge: «Lo SPRAR continua ad esistere, con la sua nuova denominazione: Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati (SIPROIMI) e continua ad agire sul territorio». Sul sito ufficiale è possibile trovare il resoconto dei progetti finanziati (gli stessi degli Sprar), il numero dei migranti accolti (che mutano in funzione di sbarchi e trasferimenti) ed altri interessanti dati (del tutto simili a quelli degli SPRAR). Potete trovare a questo link una interessante scheda con i dati. La differenza, rispetto al passato, è che il decreto sicurezza esclude i richiedenti asilo. Definizioni dietro la quale, secondo gli ispiratori del rigore del decreto sicurezza, si celerebbero i cosiddetti “migranti economici”. Insomma una logica secondo la quale se vieni da paesi in guerra o travolto da calamità naturali hai diritto di accoglienza. Se sei solo povero e vuoi migliorare la tua condizione economica non hai diritto a migrare. Considerazione fortemente discriminante che siamo riusciti, grazie all’ora ministro dell’Interno Salvini, a fare entrare nel nostro corpo normativo ed è tutt’ora legge. È comunque consentita l’accoglienza di chi deve essere sottoposto a urgenti o indispensabili cure mediche, chi risulta vittima di tratta, di violenza domestica, di grave sfruttamento lavorativo, chi non può rientrare nel proprio Paese a causa di calamità o chi ha compiuto atti di particolare valore civile, oltre che i minori stranieri non accompagnati per i quali vengono riservati percorsi dedicati in ragione della loro condizione. Ci piace concludere con le parole di Papa Francesco: «Siamo tutti sulla stessa barca»