di Fabio Pace

Giovanni Biondo moriva esattamente sei mesi fa, il 7 gennaio. “Primo morto sul lavoro dell’anno” hanno ricordato stamani i genitori e la sorella scoprendo una stele nella piazza della frazione balneare di Cornino. Giovanni, Nanny per mamma e papà e per gli amici è morto cadendo da una scala a pioli sulla quale era salito per lavori di potatura ad un albero in una abitazione di contrada Scurati. Il giovane travolto da un ramo che aveva appena tagliato precipitò da un’altezza di circa 8 metri e, cadendo al suolo, avrebbe battuto il capo morendo sul colpo. Un “lavoretto” di giardinaggio per arrotondare, per avere venti/trenta euro in tasca. «È morto perché voleva essere un uomo libero – ha detto il sindaco di Custonaci –, di quella libertà che solo il lavoro ti dà. Nanny è una vittima del lavoro, come purtroppo altri lo sono stati, soprattutto in questo territorio di Custonaci dove insistono cave e segherie». Come una vittima del lavoro lo hanno voluto ricordare i genitori ma anche amici e parenti. Anche se di “lavoretto” si trattava, eufemismo per definire in maniera quanto più edulcorata possibile il lavoro nero: l’unico che un ragazzo di 21 anni riesce a trovare in questa terra. La morte di Nanny quindi impone, ancora una volta, una riflessione sulle condizioni di vita dei nostri giovani che, in assenza di un lavoro, svolgono attività lavorative occasionali con tutto ciò che ne consegue. La stele è stata collocata, per iniziativa della famiglia e con il bene placido del comune di Custonaci, nel giardino dedicato ai pescatori di cala Buguto. Perché Nanni amava la pesca, quella sportiva. La stele lo immagina seduto sulla riva del mare a pescare. Un volo di palloncini ha salutato la scopertura della stele e, idealmente, ha salutato Nanny e la sua memoria.

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