Proposta l’Area marina di Cofano: ma la Riserva resta sempre chiusa!

Lanciata la petizione on line per salvaguardare fondali, coste e litorale. Ma intanto la riserva terrestre è ancora chiusa. Ormai da tre anni.

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Lanciata, sulla piattaforma Change.org, una petizione online per chiedere l’avvio della procedura di istituzione dell’Area Marina Protetta di Monte Cofano. Intanto la Riserve terrestre continua a restare chiusa.  Promotore dall’iniziativa, un comitato formato da biologi marini, appassionati di immersioni subacquee e imprenditori del settore turistico di Custonaci e di San Vito Lo Capo che hanno chiesto al Consiglio comunale della città dei marmi la convocazione di un consiglio comunale straordinario con l’obiettivo di deliberare l’avviamento della procedura per l’istituzione dell’Area Marina Protetta di Monte Cofano. Per i componenti del comitato la Riserva marina rappresenta un importante opportunità di sviluppo ambientale ed economico per i pescatori locali e per il settore turistico di tutto il comprensorio della Sicilia Occidentale. “Un tratto di mare tra i più belli della Sicilia – si legge in una nota – e dalle peculiarità uniche, aspetta di essere tutelato, valorizzato e promosso”. 

Intanto, mentre da un lato si chiede l’istituzione dell’Area marina protetta, dall’altro la Riserva di Monte Cofano, quella via terra per intendersi, continua a restare chiusa per pericolo caduta massi. Con tanto di sbarramenti e cartelli. Ormai i sentieri della montagna a forma di punta di diamante sono off limits da tre anni. La chiusura scattò infatti a febbraio 2017 dopo un smottamento durante un temporale che portò alla caduta di alcuni massi. Scattarono quindi dei sopralluoghi e vennero fatte diverse riunioni per decidere gli interventi da predisporre per riaprire la Riserva. Che mese dopo mese continuava a restare chiusa, nonostante le prese di posizione arrivate da più fronti per chiederne la riapertura, che portarono anche ad una marcia molto partecipata organizzata da diverse associazioni ambientaliste ed operatori del territorio. Una mobilitazione che vide in prima linea anche il Cai, che presentò anche una dettagliata relazione. Evidenziando come in un ambiente montano sia pressoché impossibile eliminare il pericolo caduta massi. Per il semplice motivo che in qualunque montagna i massi rotolano. Argomenti che furono ribaditi nel corso di una riunione della sede di Sicindustria Trapani.

Dopo la marcia dell’aprile dello scorso anno, il sindaco Giuseppe Morfino, da poco subentrato a Giuseppe Bica, prospettò l’ipotesi di una riapertura parziale delle Riserva, limitandola solo alle zone individuate più a rischio. Ma ad oggi i sentieri di Cofano, un autentico angolo di paradiso per gli amanti del trekking e della natura, continuano a restare inaccessibili. Il che rappresenta un paradosso, considerato l’altissimo potenziale turistico della zona, che tra l’altro si trova tra lo Zingaro e la costa di San Vito, ed il litorale dell’Agroericino dominato dalla montagna di Erice. Ma la Riserva, che potrebbe fare da rischiamo a tanti escursionisti e visitatori, chiusa era e chiusa resta. Ed al momento non si intravede nessuna possibilità di riapertura nel breve periodo, nemmeno parziale. Anche la prossima stagione sembra dunque destinata ad essere compromessa.

L’unica novità è la predisposizione ed approvazione , da parte della giunta municipale di Custonaci, del progetto di messa in sicurezza per un importo di un milione e 500 mila euro. Somme, per il cui reperimento l’amministrazione Morfino punta ai fondi per il dissesto idrogeologico. I tempi, dunque, sembrano destinati ad allungarsi ancora di più, visto che prima si devono trovare i finanziamenti, per un milione e mezzo di euro, e poi bisogna mandare in appalto i lavori e procedere con l’intervento di messa in sicurezza. Un iter tutt’altro che breve. E dove tutto dipende dalle risposte che arriveranno dalla Regione. Se e quando. Insomma, la Riserva di Monte Cofano chiusa è e chiusa resta. Al momento l’unica certezza resta questa.

Alla fine l’amministrazione comunale dal sindaco Giuppe Morfino seguirà dunque la stessa strada individuata a suo tempo da Giuseppe Bica. Solo che, secondo quanto fatto sapere dall’assessore ai lavori pubblici del Comune di Custonaci Michele Riccobbene, il progetto, già presentato alla Regione, sarebbe meno “impattante” rispetto al precedente. Sono infatti state eliminate le “trincee”, ovvero i fossati per contenere le eventuali frane, che nel primo progetto erano previsti nella zona del Tono, dove nel febbraio del 2017 ci fu la frana che portò poi alla chiusura di tutta la Riserva. Per questa zona, quella che si affaccia nel golfo di Macari, sono previsti i disgaggi, andando a togliere quindi i massi più pericolosi. E per mettere in sicurezza diversi costoni sul versante del sentiero costiero, praticamente nel tratto compreso tra l’edicola di San Nicola, all’altezza del “Vescovo” (una roccia a forma di vescovo che guarda verso il mare, ndr), fino alla Torre di San Giovanni, nei punti individuati maggiormente rischio saranno messe delle reti di contenimento. Ma l’assessore Riccobbene, che ha seguito l’iter del progetto, andando lui personalmente a consegnare il tutto a Palermo agli uffici del dissesto idrogeologico, ha assicurato il minimo impatto ambientale. Ma per quanto “minimo” si tratta pur sempre di un intervento “strutturale”, che costerà un bel po’ di soldi e che andrà ad imbrigliare alcune parti di una montagna il cui fascino sta proprio nella bellezza dei suoi costoni che, liberi e maestosi, svettano verso il cielo.

Eppure si continua a parlare di mettere delle reti protettive in un contesto il cui fascino sta proprio  nella naturalezza di un ambiente non intaccato dalla mano dell’uomo. Ancora intatto. Dove in alcuni parti non prende nemmeno il cellulare. Nel sentiero costiero c’è solo natura con il sottofondo delle risacca e quelle “guglie” di pietra che sembrano quasi andare a formare una “cattedrale” scolpita nella roccia. Ma per riaprire la Riserva, da quanto emerso finora, sembra proprio che non ci sia altra strada se non una messa in sicurezza che andrà a costare più di un milione di euro. E che, trattandosi di una montagna, non escluderà comunque il rischio di vedere rotolare qualche altro masso in un punto dove non sono state messe le reti protettive. Le montagne, del resto, si muovono. Ed i massi cadono. Da sempre è così. Cofano poi, per sua natura, ha una conformazione particolare. Se le chiamano “le dolomiti sul mare” un motivo ci sarà.

Mario Torrente