Nessuna restrizione della libertà personale. D’Alì non è socialmente pericoloso e non dovrà essere sottoposto a obbligo di dimora, come richiesto della DDA di Palermo. La sentenza della Corte di Cassazione che ha confermato l’annullamento della misura chiude una vicenda cominciata nel 2017.

Come si ricorderà il provvedimento fu richiesto dai magistrati palermitani della Direzione Distrettuale Antimafia e poi fu annullato lo scorso anno dalla Corte d’appello. Una misura di cui fu avanzata richiesta nel corso della campagna elettorale per la corsa a Sindaco di Trapani. Avverso quella richiesta d’Alì presentò un ricorso in Appello che fu accolto. A sua volta la Procura Generale di Palermo si oppose alla decisone della Corte d’Appello ricorrendo alla Cassazione. Gli ermellini però hanno messo la parola fine alla questione della pericolosità sociale di d’Alì dichiarando inammissibile il ricorso della Procura generale.

Le vicende giudiziarie dell’ex senatore azzurro non sono però ancora concluse. È infatti ancora pendente in Appello il processo per concorso esterno in associazione mafiosa. Il più lungo processo con rito “abbreviato” della storia giudiziaria italiana, che si trascina da oltre dieci anni.