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lunedì, Maggio 20, 2024
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Il culto di Santa Lucia a Trapani

Oggi si celebra Santa Lucia, ricorrenza che richiama antiche tradizioni e che a Trapani porta indietro di secoli, tra antichi edifici di culto ed al tempo dei pescatori di corallo.

di Mario Torrente


Il culto di Santa Lucia a Trapani era molto radicato ed in città la statua della santa è tutt’ora custodita nella chiesa di San Francesco. Anticamente questa bellissima immagine si trovava nella chiesa di Santa Lucia , in via Sant’Anna, accanto all’attuale Archivio di Stato e nel suo pavimento c’era la rappresentazione maiolicata della città oggi custodita al museo Pepoli dove viene raffigurata la pesca del tonno. A quanto pare, la chiesa venne costruita in pieno medioevo dai pescatori corallini che si insediarono in questa parte della città dopo l’ampliamento verso Ponente scattato nel 1286 con re Giacomo.

Nei primi del 900 la statua di Santa Lucia venne trasferita nella chiesa dell’Epifania, in piazza Generale Scio, accanto all’ex convento dei Cappuccini, dove veniva venerata dai trapanesi durante i festeggiamenti del 13 dicembre. Da qui l’equivoco di confondere la chiesa di Santa Lucia con quella dell’Epifania, oggi purtroppo lasciata in condizioni di abbandono e degrado. Anche la chiesetta di via Sant’Anna, non è più un luogo di culto. Eppure si tratta di due autentici tesori che pulsano di storia trapanese da ogni angolo, che potrebbero essere valorizzate per come meritano.

Della antica chiesa di Santa Lucia, che a quanto pare risale al 1300, resta il suo portone d’ingresso che guarda verso la via dei Corallai e la chiesa di San Francesco, dove si trova la statua di Santa Lucia, considerata la protettrice della vista e la patrona di tutti coloro che hanno problemi agli occhi. Tra l’altro, il cui culto a Trapani era molto radicato, soprattutto da parte dei pescatori di corallo. Ed una lapide del 1630 all’interno della biblioteca Fardelliana (che originariamente era la chiesa di San Giacomo), ricorda proprio una pesca straordinaria che i corallini trapanesi attribuirono a Santa Lucia.

La tradizione vuole poi che in questa giornata non si mangi né pane e né pasta ma cuccia. Sembra che questa usanza arrivi in Sicilia dal culto greco, restando anche durante la dominazione araba, arricchita da ricotta, legumi e diversi aromi. È una portata molto semplice, che viene preparata il giorno di San Lucia.

Si narra che nel 1600 durante una carestia, con la popolazione disperata e affamata, ormai allo stremo, entrò nel porto di Siracusa (di cui è patrona la Santa, che secondo la leggenda sarebbe nata proprio a Siracusa) di una nave carica di frumento. Il che venne interpretato con un miracolo. E tanta era la fame che il grano non venne macinato ma subito bollito e mangiato. Ecco perché il 13 dicembre non si mangia né pasta e né pane. Ma cuccia.

E naturalmente oggi nelle tavole dei trapanesi verrà rispettata la tradizione con la preparazione della cuccia. Ma da un cibo che portata indietro nel tempo ad un momento di carestia, ai giorni nostri si è passati ad una giornata all’insegna dell’abbondanza gastronomica con le squisite arancine, preparate ad arte e maestria condite con ragù, prosciutto, spinaci, pistacchi, mortadella, spek, melanzane e tanti altri ingredienti. Spaziando con tanti sapori custoditi in questa “deliziosa” pallina che sa di Sicilia.

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