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Futuro in fiamme

di Mario Torrente

Continua l’approfondimento della redazione di Telesud (clicca qui per guardare la prima parte) sulla escalation degli incendi durante il 2020, che ha devastato angoli di paradiso come la Riserva dello Zingaro, Monte Cofano, Montagna Grande e migliaia di ettari di aree boschive e macchia mediterranea. Ecco il racconto dell’annus horribilis degli incendi in provincia di Trapani.

L’incendio in questa estate del 2020 che ha avuto il maggiore impatto mediatico, oltre allo Zingaro, è stato sicuramente quello di  Monte Cofano, divampato nella sera del 29 luglio. Esattamente un mese prima del sabato nero d’agosto costato quasi l’intera Riserva dello Zingaro. Ed altri angoli del territorio finiti nel mirino degli incendiari. Quel mercoledì sera, alle 20.51 scatta l’allarme da una delle torrette di avvistamento della Forestale. Soffiava vento di Grecale. L’incendio parte dal lato del golfo di Macari, nel versante sopra la Torre della Tonnara, quindi in piena Riserva. Tra l’altro nella zona interdetta per pericolo caduta massi. Bruciano 150 ettari di macchina mediterranea. Il fuoco arriva fino al Passo della Zita, lungo il sentiero costiero. Le immagini della montagna avvolta dalle fiamme e dal fumo, quasi fosse un vulcano, fanno il giro della rete e finiscono nei giornali e nei tg nazionali. Due mesi prima, era il 4 giugno, la Riserva era stata sfiorata da un rogo partito da Frassino, nei pressi di Castelluzzo. A fine luglio, invece, il fuoco parte direttamente da dentro la Riserva. Riducendo in cenere ettari ed ettari di macchia mediterranea.

L’indignazione scorre sui social network e porta anche all’organizzazione di una marcia per dire basta agli incendi promossa da Legambiente. Si mobilitano tante associazioni ambientaliste, sigle e molti cittadini. È il 9 agosto. In centinaia partecipano al corteo sfilando con bandiere e striscioni lungo la strada sterrata che da Frassino porta all’ingresso della Riserva di Cofano. Le immagini della montagna circondata dal fuoco hanno suscitato forte sdegno nell’opinione pubblica. Portando in tanti nel territorio di Custonaci, anche da diverse parti della Sicilia, per dire basta alla devastazioni del patrimonio naturalistico.

Ha invece fatto meno notizia, ma in realtà è stato uno degli incendi dove ci sono stati più danni dal punto di vista di perdita di alberi, il rogo che per due giorni divora il bosco di  Montagna Grande, che non andava a fuoco da decenni. Ed infatti era l’unico promontorio completamente avvolto dal verde in provincia di Trapani. Era. Perché dopo l’incendio di quest’anno di quell’oasi naturalistica completamente circondata dagli alberi non è rimasto più nulla. Dal 31 luglio al primo di agosto bruciano infatti quasi mille ettari di montagna, che in totale si estende su un’area di 1700 ettari. Di quelli mille ettari ridotti in cenere, 680 sono bosco, 200 macchia mediterranea. Insomma, è come se fosse andata a fuoco l’intera area di bosco Scorace. Una danno ambientale incalcolabile. Di cui si è parlato poco. Ma che rappresenta invece una delle peggiori ferite. Sicuramente quella più difficile da recuperare visto che si sono persi centinaia di alberi che con le loro chiome davano aria buona da decenni. Piante quindi con molti anni nei tronchi. E nei rami.

E se Montagna Grande finisce di bruciare l’1 agosto, quello stesso giorno un incendio risale i promontori di Macari. Intanto l’elicottero dell’Aeronautica continua ad intervenire per spegnere gli incendi: i 9 agosto vola a Poggioreale, il 16 a Calatafimi. Tre giorni dopo tocca a  Monte Sparagio, la cima più alta della provincia di Trapani con i suoi 1100 metri di altezza. Il versante colpito è quello di Purgatorio. Sul posto arrivano anche due elicotteri oltre che squadre della Forestale ed i volontari della Protezione Civile. Le fiamme minacciano il bosco del Giacolamaro, che però si salva. Nemmeno una settimana dopo, il 25 agosto per l’esattezza, il fuoco torna a Monte Sparagio, questa volta sul versante Sud, distruggendo, oltre la macchia mediterranea, 35 ettari di area boscata.

Un agosto decisamente da dimenticare quindi. E settembre non è che sia iniziato meglio, visto che il mese si apre con la notizia di un incendio che da un terreno di sterpaglie nei pressi di villa Rosina, quindi in pieno centro urbano di Trapani, distrugge un’attività commerciale della zona. Per domare il rogo intervengono ben 31 unità e 15 mezzi dei vigili del fuoco di Trapani. Il 10 settembre va a fuoco invece un’area nel territorio di Valderice nei pressi di contrada  Sciare, vicino all’arco del cavaliere. L’incendio divampa praticamente al tramonto e viene spento in serata grazie all’intervento dei Forestali e dei volontari della Protezione Civile. Come già successo altre volte. Arriva la sera e viene appiccato fuoco. Un copione già visto e rivisto. Senza che ancora si sia riusciti a dare un volto ai responsabili. Assicurandoli alla giustizia. Almeno questo.

Ed intanto il nostro patrimonio ambientale continua ad essere ridotto in cenere. I tentativi di difenderlo e le azioni finora messe in campo si sono risultate vane. Si vede che bisogna davvero cambiare strategia. E bisogna farlo anche al più presto visto che resta sempre meno verde. In compenso i cimiteri di alberi bruciati ridotti a scheletri continuano ad aumentare, senza essere rimossi per piantare altre piante. Di politiche di rimboschimento nemmeno l’ombra mentre sul fronte della prevenzione appare sempre più evidente come la manutenzione dei boschi debba essere assicurata tutto l’anno. E non solo per pochi mesi, per di più a ridosso della stagione estiva, quando boschi e montagne sono sempre più a rischio, in balia di chi appicca fuoco. E così, incendio dopo incendio, va restando sempre meno, senza riuscire a fermare la deriva degli incendi che sta devastando un intero territorio. Togliendo alberi e le prospettive economiche legate al turismo ed alle nuove attività out door che stanno prendendo sempre più piede. Privando tutti di aria buona e consegnando alle future generazioni un territorio sempre più grigio e brullo. Dove il verde dei boschi rischia di diventare un lontano ricordo.

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