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mercoledì, Maggio 8, 2024
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Ecco come si salva “il mio Afghanistan”, parola di Farhad Bitani

Lo scrittore afghano che vive in Italia, in questi giorni a Trapani, è stato ospite a Telesud per una lunga e interessante intervista durante la quale si è soffermato sulla svolta epocale che ha interessato l’Afghanistan in questi giorni

A Trapani per partecipare alla rassegna letteraria “Libri, autori e bouganvilee” curata dal giornalista Giacomo Pilati e che si tiene a San Vito Lo Capo, lo scrittore Farhid Bitani è stato ospite a Telesud nella giornata di mercoledì 18 agosto, intervistato dal Direttore Nicola Baldarotta.

Farhad Bitani è nato a Kabul il 20 settembre del 1986.

E’ uno scrittore ed educatore afghano, ultimo figlio di un generale di Corpo d’Armata afghano, che ha servito come ufficiale nell’Esercito afghano durante la missione ISAF (autorizzata dall’ONU contro i talebani). Nel 2012 si è congedato dall’Esercito per dedicarsi alla promozione della pace e del dialogo interreligioso e interculturale. È uno dei fondatori del GAF Global Afghan Forum. La sua autobiografia “L’ultimo lenzuolo bianco” è edita da Neri Pozza (2020).

Fin dai primi anni della sua infanzia si abitua a vivere a contatto con la guerra, della quale sperimenta tutte le passioni attraverso i successi e le sconfitte di suo padre. Dopo la caduta del governo di Najibullah la famiglia si trasferisce a Maimana.

Dal 1997, in seguito all’arresto del padre caduto nelle mani dei Talebani, Farhad vive per due anni a Kabul in condizione di estrema povertà con la madre e un fratello.

Nel 1999 il padre riesce a evadere dal carcere talebano di Kandahar e la famiglia si trasferisce in Iran. Nel 2002, con l’inizio dell’operazione Enduring Freedom, la famiglia di Farhad si trasferisce nuovamente a Kabul. Nel 2004 il padre di Farhad viene nominato addetto militare presso l’Ambasciata dell’Afghanistan in Italia e nel 2005 la famiglia si stabilisce a Roma.

Nel 2006 Farhad è ammesso al 188º corso dall’Accademia Militare di Modena; completato il biennio in Accademia si trasferisce a Torino.

Nel 2011, durante un periodo di licenza in Afghanistan, subisce un attentato da parte di un commando di Talebani. Sopravvissuto miracolosamente all’attacco, incomincia una riflessione sulla propria vita che lo conduce a un radicale cambiamento: depone le armi, chiede e ottiene asilo in Italia, dove incomincia un capillare lavoro di informazione e dialogo interreligioso e interculturale.

La guerra, la sua infanzia, l’Afghanistan che era cambiato in meglio, la condizione delle donne e, soprattutto, la vera natura dei Talebani, sono stati l’argomento dell’intervista che ha rilasciato a Telesud. Farhad sostiene che si è ancora in tempo per “salvare il suo Afghanistan”: e lo si fa soprattutto attraverso la cultura.

Ecco, in anteprima, la lunga chiacchierata che ha fatto con il Direttore Nicola Baldarotta.

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