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Una montagna da difendere dal fuoco: in 12 anni ad Erice devastati 2 mila ettari

L'emergenza incendi a Monte Erice, dove proprio un anno addietro andava a fuoco il bosco di Martogna. Allarmanti i dati del Corpo Forestale nel periodo che va dal 2010 al 2022.

di Mario Torrente

Un anno oggi bruciava il bosco di Martogna ed il versante di Sant’Anna e Castellazzo della montagna di Erice. Era il 5 maggio 2022. In quel pomeriggio le fiamme divorarono 250 ettari di macchia mediterranea, alberi e tanta biodiversità, che tra l’altro ricade nella Rete Natura 2000. Una devastazione senza precedenti che ha fatto venir meno anche quel cordone verde che svolgeva un’importante funzione per contrastare il dissesto idrogeologico ed il rischio di frane e cedimenti del terreno attraverso le radici degli alberi e l’intero sottobosco.

Tra l’altro, gli alberi di Martogna vennero impiantati negli anni Settanta dopo le alluvioni che mandarono sott’acqua Trapani. Allora ci furono anche delle vittime. Si cercò di correre ai ripari e tra “opere” realizzate, oltre ai canali di gronda, a Monte Erice ci fu anche il bosco di Martogna. Quel progetto, tra l’altro, allora venne portato avanti dall’Azienda Foreste di Trapani in collaborazione con il Centro Ettore Majorana proprio con l’obiettivo di mettere in sicurezza questa parte di montagna che si trova sopra il centro urbano. Ma mezzo bosco oggi non esiste più. Gli alberi bruciati l’anno scorso sono stati tagliati nell’ambito di una messa in sicurezza dell’area. Erano ornai degli scheletri che prima o poi sarebbero venuti giù. Così quello che prima era un grande e compatto polmone verde oggi è segnato ha un grande vuoto al centro. Una ferita ben visibile anche ad una certa distanza anche da Trapani.

La parte che si è salvata è quella alta, dal secondo cancello in poi, dove ci sono le aree attrezzate, i tavoli per i pic nic ed il Parco Avventura. L’avanzata delle fiamme fu fermata dalle squadre addette allo spegnimento assieme agli operatori del Parco Avventura ed a qualche ex Forestale e volontario che si precipitarono per dare una mano. Ed alla fine, nella catastrofe di quel pomeriggio, si riuscì almeno a salvare questa parte del bosco di Martogna.
Un anno dopo quel terribile rogo la Natura, pian piano, adesso sta tornando a riprendersi i suoi spazi, ma per rivedere il bosco di Martogna come era un tempo ci vorranno decenni. Intanto l’assessorato regionale al territorio e ambiente ha disposto la deroga per rischio idrogeologico. Questo vuol dire che si potrà intervenire prima dei cinque anni previsti dalla legge anche con azioni di selvicoltura. Quindi piantando alberi. Ma c’è bisogno anche di azioni mirate per prevenire ciò che è successo un anno fa.

Magari si potrebbe ripristinare l’invaso antincendio che tra l’altro raccoglieva le acque piovane della montagna attraverso un sistema di canali, tagliate e canalette lungo la strada di Sant’Anna svolgendo anche una importante funzione nell’ambito dei rischi per il dissesto idrogeologico. E dal laghetto l’acqua poteva essere utilizzata in caso di bisogno attraverso un sistema di “aste” che permetteva di attaccare le manichette in qualunque punto del bosco, spegnendo così il fuoco. Ma da anni questo sistema non è più operativo e gli invasi anticendio della montagna di Erice non sono utilizzabili. Perchè? Oltre al “laghetto” di Martogna a Monte San Giuliano ci sono anche quelli di San Matteo, in completo stato di abbandono. Ed anche San Matteo è nell’elenco dei boschi devastati dagli incendi. Questo altro angolo di paradiso, regno dell’asino pantesco, andò a fuoco il 25 luglio del 2021. Un anno prima di Martogna.

Nel 2020 toccò invece a Montagna Grande. Il 2022 è stato anche l’anno della devastazione di quasi tutto Bosco Scorace. Sembra quasi un bollettino di guerra. Dove i morti ed i feriti sono gli alberi e tutto il patrimonio naturalistico locale che invece dovrebbe essere difeso e valorizzato. Ed invece da danni continua ad essere devastato.

Complessivamente dal 2010 al 2022 ad Erice le fiamme hanno divorato quasi 2000 ettari di superficie. Per la precisione, in base ai dati Sif del Corpo Forestale, 1952 ettari, di cui il 37 per cento di boschi. Praticamente in dodici anni nel territorio comunale di Erice le aree bruciate sono state il 41 per cento, con una superficie media di 85 ettari ad incendio. Per avere un termine di paragone, l’intero centro storico di Erice si estende su un’area di circa 50 ettari. Insomma, si tratta di numeri allarmanti da codice rosso, che dovrebbero portare le istituzioni a ricorrere ai ripari, cercando soluzioni per contrastare l’emergenza incendi e salvaguardare quel poco di boschi e di verde che ci è rimasto. Davvero poco.

Semmai l’obiettivo sarebbe di piantare alberi ovunque, piuttosto che farli bruciare. A maggior ragione in un periodo in cui tengono sempre più banco le questioni del cambiamento climatico, del dissesto idrogeologico e della desertificazione che avanza. E gli alberi sono fondamentali in tutti e tre questi fronti perche danno ossigeno in cambio di anidride carbonica, trattengono il terreno con le loro radici, proteggono il suolo dall’erosione, danno frescura, contribuiscono a fare scendere di qualche grado la temperature ed il loto sottobosco e la casa della vita e della biodiversità. Un anno fa bruciava Martogna. Non dimentichiamolo. E soprattutto evitiamo di continuare a fare gli stessi errori.

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