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“Médèa, arcana opera in canto” a Mazara del Vallo l’8 settembre in piazza della Repubblica

“Médèa, arcana opera in canto”, drammaturgia in lingua madre dello scrittore e regista Giacomo Bonagiuso, farà parte, in un’edizione speciale con una straordinaria sorpresa nell’allestimento, degli eventi di “Tesori in blu”, la kermesse realizzata a Cetara (Sa) e Mazara del Vallo sotto l’egida UE e del Ministero della Sovranità Alimentare, da Ck Associati di Potenza.
L’evento è in programma in Piazza della Repubblica, a Mazara, l’8 settembre alle ore 21.30. Una versione speciale corredata da un videomapping di Benito Frazzetta con disegni esclusivi dell’artista Vito Adamo, con ingresso libero. Protagonisti ne saranno Roberta Scacciaferro, Riccardo Sciacca, Gabriele Genna, Vincenzo Di Vita, Erika Cusumano, Federica Nuccio, Gloria Stallone, Matilde Fazio e Giacomo Bonagiuso. La riproposizione moderna del mito euripideo di Medea, riscritta in siciliano arcaico, e messa in scena in allestimento musicale interamente cantato, così come avveniva originariamente nelle tragedie greche, con le musiche originali di Riccardo Sciacca, ha fatto tappa nelle scorse settimane estive a Salemi, al teatro Andromeda di Santo Stefano Quisquina, nei monti Sicani, a Selinunte e a San Vito Lo Capo, e dopo il debutto a Mazara del Vallo, ritorna in città per un viaggio che, forse non è ancora giunto a conclusione. Medea che, straniera, cerca vendetta e giustizia, mischiando il sapore dell’una nel colore dell’altra, e (s)cambiando la carne dei figli per carne dell’empio Giasone, al punto di negarne anche il corpo per le esequie, descrive in modo magistrale ciò che il teatro greco ha consegnato alla contemporaneità. Riscritta in lingua madre, ovvero siciliano arcaico, è rimodellata sulle contraddizioni del Risorgimento italiano, ed in special modo sulla rivoluzione mancata in Sicilia. Una rilettura del Risorgimento che rimette al centro la questione meridionale e il tema dell’estraneità. Identica la trama, rispetto all’originale euripideo, ma interessante la trasposizione moderna che ambienta lo scontro tra Giasone e Medea in epoca risorgimentale siciliana. Il dramma è trasposto sia in chiave letteraria, che in chiave linguistica, storica e musicale. ”Volevo raccontare il tema dell’estraneità, in qualche modo a partire dalle nostre stesse radici – ha sempre evidenziato Bonagiuso -. Volevo riflettere su quanto siamo stati, e a volte restiamo stranieri a noi stessi in una nazione che non ha sanato a fondo le sue contraddizioni linguistiche, culturali e antropologiche. La storia di Medea è la storia di una straniera respinta in terra straniera, ancor prima che il tragico epilogo del figlicidio si compia. È un tema che oggi urla la sua urgenza, perché siamo stranieri molte volte in molti contesti ma continuiamo ad avere paura del diverso, dello straniero, come se non fossimo noi per primi ad essere collocati in una erranza assoluta di ogni nostra radice”.

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