Lunedì prossimo si terrà uno sciopero generale dei servizi ambientali per l’intera giornata di lavoro che riguarderà tutti i turni di lavoro e presidi unitari in tutti i territori. Allo sciopero saranno interessati oltre 100 mila addetti del settore, divisi tra pubblico e privato, che rivendicano il rinnovo del contratto di lavoro da oltre due anni. A darne notizia sono state le sigle sindacali Fp-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti e Fiadel, che puntano il dito contro le associazioni datoriali; Utilitalia per la parte pubblica, Confindustria Cisambiente e Fise/Assoambiente per quella privata, insieme alle tre centrali cooperative, Agci, Confcooperative e Legacoop, “responsabili della rottura delle trattative per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di settore: dopo aver perso tempo lasciando che ben 27 mesi trascorressero dalla scadenza del contratto, hanno poi posto condizioni inaccettabili di fatto mettendoci nelle condizioni di non poter proseguire”. I sindacati hanno rigettato le richieste datoriali che prevedevano la “flessibilità estrema sull’organizzazione del lavoro attraverso il sistema degli orari, il ridimensionamento del sistema delle relazioni industriali per privare i lavoratori della rappresentanza e della partecipazione all’interno dell’azienda. Ed ancora, precarizzare i rapporti di lavoro soprattutto per lavoratori part/time; eliminare totalmente il limite massimo dei lavoratori part/time presenti in azienda, legare la parte economica esclusivamente agli indici inflattivi e alle dinamiche del corrispettivo economico del committente all’azienda ed il mancato riconoscimento delle professionalità dei lavoratori addetti agli impianti”. Un’impostazione rigettata dai sindacati che rivendicano invece il “Contratto nazionale unico e di filiera attraverso l’allargamento del campo di applicazione verso gli impianti di riciclo; rafforzamento delle relazioni industriali attraverso un sistema maggiormente partecipativo dei lavoratori; evoluzione delle condizioni di lavoro per tutelare la salute degli operatori; sviluppo delle norme sul mercato di lavoro e dei processi di formazione continua; miglioramento in maniera armonica della classificazione del personale; perfezionamento degli articoli contrattuali relativi ai lavoratori degli impianti; esigibilità contrattuale della clausola sociale; accordo economico che non tenga conto solo delle percentuali inflattive e che sviluppi maggiormente il welfare contrattuale e le varie indennità”.
“Riconoscere il diritto al rinnovo del contratto a questi lavoratori, soprattutto dopo il servizio svolto nel corso della pandemia, è doveroso”, affermano le sigle sindacali. “Ed è ancora più urgente – continuano – perché riguarda gli addetti di un settore strategico, che sarà valorizzato dagli investimenti europei legati al Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Per queste ragioni, per riconoscere quanto spetta alle lavoratrici e ai lavoratori, che con lo sciopero dell’8 novembre si segnerà il passaggio di una vertenza che andrà avanti finché non raggiungeremo un esito positivo”.