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sabato, Maggio 18, 2024
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Erice, sistemata la lapide sul Torrione di Porta Carmine delle Mura Elimo-Puniche

L'intervento di messa in sicurezza disposto dall'amministrazione comunale. La scritta venne messa quasi 100 anni fa e porta indietro di tempo di millenni, alle origini di Erice e Roma.

di Mario Torrente

Rischiava di cadere ma il pronto intervento dell’amministrazione comunale di Erice ha scongiurato il peggio. La lapide che da quasi un secolo si trova sul torrione di Porta Carmine, lungo le ultramillenarie Mura Elimo Puniche, è stata sistemata. Adesso non rischia più di finire per terra. L’area nei giorni scorsi era stata delimitata con del nastro rosso su indicazione degli uffici comunali proprio per il pericolo di cedimento della grande lastra di marmo.

Nel giro di pochi giorni è quindi scattato la messa in sicurezza e ripristino da parte della ditta incaricata dal Comune di Erice per riagganciare la storica lapide alle Mura, dove si trova da quasi cento anni. Ma le parole che sono scritte in questo lastrone di marmo ci portano ancora molto più indietro nel tempo. Praticamente alle stesse origini di Erice e di Roma. Proprio così. Un immaginario ponte della storia unisce la cuspide della Sicilia occidentale con le coste del Lazio.

Da quasi tre mila anni Roma ed Erice sono infatti legate dal filo della storia e del mito. Le origini della Città Eterna, secondo la leggenda, sono passate anche dal Monte che fu della dea Venere. E questa narrazione, dove si ripercorre il viaggio di Enea, da Troia alle coste del Lazio, è ricordata in una lapide che venne messa nel 1930 nel torrione di Porta Carmine delle antichissime Mura Elimo Puniche.Fu proprio in quel periodo, nel bel mezzo del Ventennio Fascista, che Erice riprese il suo antico nome. Dai Normanni in poi venne infatti chiamata Monte San Giuliano mentre per gli Arabi era Gebel Hamed. Ancora prima, molti secoli prima della nascita di Gesù Cristo, al tempo degli Elimi questa era Iruka, la “mitica dimora del divino”.

Le comuni origini troiane, che si intrecciano con il misterioso popolo degli Elimi, sono dunque ricordate nella lapide di Porta Carmine dove viene commemorato Virgilio, che visitò Erice e che raccontò questi luoghi nell’Eneide. Questa scritta ci ricorda il glorioso ed importante ruolo di Erice nella storia. E nel mito. Parole da leggere con attenzione, come nel passaggio “progenitrice dell’Alta Roma”, ed ancora “gloria del passato religione e Bellezza di Natura” che ispirò Virgilio. E poi sul richiamo al sepolcro di Anchise e sulla “Fraternità di sangue e di valore” che unisce gli ericini e gli avi Troiani.

Questa lapide rappresenta insomma una pagina del grande “Libro di Pietra” di Erice. Tra l’altro, come ricordato da Nicola Savalli, profondo conoscitore della storia muntisa e promotore di diverse iniziative, nel 2019 questa ed altre lapidi vennero ripulite e restaurate dal Gruppo Archeologico Erikynon in modo da potere leggerne le scritte. Parole tramandate da un lontano e glorioso passato, che con quel “progenitrice dell’Alta Roma” ci ricordano il legame tra Erice e la Città Eterna, dove anticamente c’erano ben due templi dedicati a Venere Ericina. Ed in questa montagna forse si potrebbe trovare il sepolcro di Anchise. E chissà quali altri segreti sono custoditi in questa “mitica dimora del divino”. Gli Elimi la chiamarono così, Iruka. Ed avranno avuto sicuramente i loro buoni motivi per accostare questa montagna protesa verso il mare, circondata dalle nuvole, che pulsa di grande bellezza, così magnetica ed avvolgente. E che sembra, in tutto e per tutto, proiettata verso l’infinito.

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