Con Emanuele Macaluso se ne va uno degli ultimi dirigenti della vecchia guardia comunista che, nel dopoguerra, sotto la guida di Palmiro Togliatti, rifondò il partito; da partito di quadri che era stato durante la clandestinità a partito “nuovo” e di massa. Rimane Napolitano che però arrivò al vertice del Partito molto dopo Macaluso. Questi fu nella segreteria, dunque nel massimo organo decisionale, con Togliatti, Luigi Longo e Berlinguer che gli ebbe così tanta fiducia che quando subì, in Bulgaria, un incidente stradale pauroso – un grosso camion deviò per investire l’auto che lo trasportava, e fu certo che si trattò di un attentato dei sovietici per mano bulgara per ucciderlo – l’unica persona con cui si confidò fu, appunto, Macaluso.

Nato a Caltanissetta nel 1924, si iscrisse al PCI nel 1943, quando ancora gli anglo-americani non erano sbarcati in Sicilia. Fu due volte segretario regionale della CGIL e del Partito oltre che deputato regionale, nazionale e Senatore della Repubblica. Della CGIL nel 1947, a 23 anni, nei giorni di Portella della Ginestra. Diresse anche “l’organo ufficiale” di Via delle Botteghe Oscure,” l’Unità”.

Macaluso ebbe un rapporto particolare con la Federazione di Trapani. Era convinto che la nostra provincia, per l’influenza che via avevano avuto i Florio, fosse quella più propensa alla crescita di una borghesia laica ed industriale. Sotto la sua regia, la federazione trapanese elesse all’Assemblea Regionale l’onorevole Paolo D’Antoni, autonomista, poi vice presidente del Governo Milazzo. Per consolidare quest’operazione di grande apertura ai ceti medi, Macaluso inviò come segretario della Federazione Lillo Roxas, l’eroe laico dinanzi alla morte celebrato da Giuliana Saladino nel suo “Romanzo Civile”. Roxas, poi, fu anche consigliere comunale del capoluogo. “L’operazione Milazzo”, che fu essenzialmente opera sua, vide Macaluso ancora particolarmente attento alla società trapanese e perciò alla Federazione del territorio. Qui operavano, oltre a D’Antoni, due personalità, pur distanti fra loro, ma importantissime per la costruzione della Giunta: Ludovico Corrao (cattolico ex DC) e Dino Grammatico, del M.S.I. Ma anche da Roma continuò ad interessarsi della Sicilia e di Trapani che sapeva provincia di grande insediamento mafioso.

Avv. Nino Marino