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Il Parco nazionale delle Egadi e del litorale trapanese s’ha da fare

di Mario Torrente

Il Parco nazionale delle Egadi e del litorale trapanese s’ha da fare. E si farà. Anche perchè è l’Europa a chiederlo con l’obiettivo di tutelare il 30 per cento del territorio. Mare compreso. Ed uno dei migliori modi per proteggere l’ambiente è istituire Riserve e Parchi. I risultati sono sotto gli occhi di tutti ed anche in provincia di Trapani ci sono diversi fiori all’occhiello, a partire dall’Area marina protetta delle Egadi, ma anche la Riserva dello Zingaro e quella delle Saline, tanto per citarne alcune. Ma nel Trapanese non c’è nemmeno un Parco, a parte quello di Pantelleria istituito nel 2016 dopo il terribile incendio che devastò l’isola, che poi è pure l’unico nazionale.

In Sicilia ci sono poi quattro Parchi regionali, ovvero quelli dell’Etna, delle Madonie, dei Nebrodi e dell’Alcantara. Resta ancora in sospeso l’istituzione del Parco dei Monti Sicani. Nella mappa delle zone protette in Sicilia ci sono poi 77 Riserve naturali, 7 Aree marine protette. Ma per arrivare al 30 per cento richiesto dall’Unione Europea entro il 2030 servono molte altre Riserve e Parchi. E già altri tre sono previsti in una legge nazionale del 2007, quella che ha consentito di istituire il Parco di Pantelleria, permettendo di fare un prezioso lavoro per ripristinare e valorizzare il grande patrimonio naturalistico dell’isola.

Oltre a Pantelleria nelle norma approvata dal Parlamento 14 anni fa c’è anche anche il Parco delle isole Egadi e del litorale trapanese, rimasto però solo su carta. Ma adesso se ne sta tornando a parlare e ieri mattina l’istituzione di questo grande Parco, che metterebbe assieme la costa della Sicilia occidentale con il mare dell’arcipelago delle Egadi, è stata al centro del convegno “Preziose per Natura” tenuto da Legambiente al Museo Pepoli. Per l’occasione sono arrivati a Trapani anche il presidente nazionale Stefano Ciafani e quello regionale Gianfranco Zanna per ribadire la necessità di puntare sulle aree protette per arrivare all’obiettivo del 30 per cento del territorio e del mare da tutelare entro il 2030. Un obiettivo chiesto l’Unione Europea all’Italia. Motivo per cui l’input per attivare nuovi parchi ed aree dove tutelare la biodiversità, il patrimonio ambientale ed altre peculiarità previste dalla legge quadro potrebbe arrivare presto dal Ministero dell’Ambiente attraverso la Regione Siciliana.

Con ogni probabilità dopo l’avvio del Parco degli Iblei, uno dei quattro previsti dalla legge del 2007, potrebbe scattare l’iter per quello delle Egadi e litorale trapanese. Anche perchè nel frattempo 14 sindaci dei comuni della provincia di Trapani hanno firmato una nota indirizzata al Ministro dell’Ambiente per chiedere la ripresa del procedimento per istituzione del grande Parco nazionale. A farsi promotore della richiesta, un anno fa, è stato Massimo Fundarò, che ha materialmente inviato il documento alla segreteria del Ministero, ricordando come a suo tempo, da deputato nazionale dei Verdi “fu uno dei promotori della procedura che portò all’emendamento della legge finanziaria del 2007”. La norma che prevede l’istituzione dei quattro parchi portava le firme del senatore Antonio d’Alì, all’epoca presidente della commissione Ambiente del Senato, e di Loredana De Petris, senatrice di Sinistra Ecologia e Libertà. L’iter parlamentare partì dal Senato e l’onorevole Fundarò ne seguì l’iter alla Camera dei Deputati. Adesso è tornato a sostenere il progetto del Parco nazionale attraverso i contatti presi da un lato con il Ministero dell’ambiente e la Regione Siciliana, dall’altro con i sindaci del territorio attraverso la richiesta di avvio della procedura che porti alla costituzione della grande area protetta a livello nazionale.

Fundarò, nella sua nota inviata al Ministero dell’Ambiente, ha ricordato quando durante un question time chiese all’ora Ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio “di porre fine alla disparità geografica e politica che vedeva la Sicilia come unica regione italiana priva di Parchi nazionali. Le previsioni di quattro Parchi nazionali nell’isola, Pantelleria, Eolie, Iblei ed Egadi e del litorale trapanese – ha scritto Fundarò – fu vanificato dallo scarso interesse o addirittura da un’esplicita opposizione dei sindaci del tempo che non colsero la straordinaria opportunità di valorizzazione naturalistica, paesaggistica e turistica di queste quattro aree incantevoli del territorio siciliano. Ritengo che adesso – continua Fundarò nella sua email – ci siano tutte le condizioni culturali, politiche ed economiche per completare quell’iter iniziato nel 2007 e per questo mi sono adoperato per raccogliere le adesioni dei sindaci dei territorio. Di questa iniziativa ho informato anche l’assessore all’ambiente ed al territorio delle Regione Sicilia on. Salvatore Cordaro, che ha manifestato l’interesse a seguire, dal punto di vista istituzionale, l’intera procedura”. E dalla Regione sembra che ci siano tutti i presupposti per avviare, su input del Minisero dell’Ambiente, l’iter per istituire il Parco nel territorio (e nel mare) della provincia di Trapani.

Praticamente nell’istruttoria è prevista una Commissione chiamata a fare la proposta di Parco, composta dai rappresentanti del Ministero dell’ambiente, dell’Ispra, dell’assessorato regionale Territorio e ambiente e del Libero Consorzio comunale. Una volta predisposta la proposta, con l’individuazione del perimetro del Parco, scatterà una seconda fare, quello del confronto con i sindaci e le associazioni ambientaliste. Ma la sottoscrizione del documento da parte di 14 sindaci sembra spianare la strada all’istituzione dell’area protetta. Sembrano dunque esserci tutte le condizioni, anche politiche oltre che quelle legate ad un nuovo approccio ambientalista delle comunità locali, sempre più sensibili ed attente ai temi green, per quadrare il cerchio a arrivare alla costituzione del Parco. Nella richiesta inviata al Ministero dei sindaci manca però la firma del sindaco delle Egadi Francesco Forgione, che si è detto contrario al grande Parco, che nella sua ratio dovrebbe andare a legare mare e terra. Quindi il litorale trapanese e le Egadi. Ma dall’arcipelago il primo cittadino ha sollevato forti perplessità, che ha ribadito ieri durante il convegno di Legambiente.

Uno dei principali nodi da sciogliere resta infatti quello dell’Area marina protetta, la più grande d’Europa e che da sola rappresenta il 25 per cento dell’estensione delle Amp italiane. Teoricamente la Riserva marina andrebbe a ricadere nel grande Parco assieme ad altre sette aree protette presenti nell’area che va da Castellammare del Golfo a Mazara del Vallo. A non convincere è anche l’aspetto delle dimensioni, visto che il Parco abbraccerebbe un’area molto vasta, praticamente tutto il gomito della Sicilia occidentale. Tant’è che lo stesso Forgione ha parlato di un progetto senza alcuna “omogeneità ambientale e identità storico-culturale e territoriale”, chiamando in causa anche la presa di posizione arrivata dal Consiglio comunale di Favignana, che a suo tempo si disse contrario al Parco.

La partita, da questo fronte, si gioca sul futuro, e l’autonomia gestionale, dell’Area marina protetta, visto che comunque ci sono in ballo 25 anni di lavoro ed una governance che ha portato a grandi risultati. Un patrimonio che l’amministrazione egadina non intende disperdere. Con il Parco scatterà infatti un unico Ente gestore. Come ovvio con questa nuova realtà si punta ad armonizzare la politiche ambientali e gli strumenti in campo in tutta questa mega area, il cui perimetro però resta ancora da definire. Spetterà alla Commissione ministeriale con al suo interno l’Ispra redigere una proposta ufficiale.

Intanto, però, Legambiente ha lanciato una sua proposta, prospettando anche un tavolo tecnico e partendo da una proposte di perimetrazione fatta dalla allora Provincia regionale di Trapani nel 2010, circoscrivendo il nuovo Parco alle Egadi ed all’area delle Riserve delle Saline e dello Stagnone. Non quindi tutto il litorale trapanese da Castellammare a Mazara, ma solo una parte con la prospettiva che si allunga verso il mare di Favignana, Levanzo e Marettimo. “Come Legambiente – ha spiegato il presidente regionale Gianfranco Zanna – proponiamo di ripartire dal Parco delle Egadi e del litorale trapanese previsto da una legge del 2007. Chiediamo al ministro Cingolani, e speriamo di farlo assieme ai sindaci del territorio, la convocazione di un tavolo tecnico per rimettere le carte sul tavolo che sono rimaste ferme in un cassetto della ex Provincia regionale di Trapani che trovò un accordo, con i Comuni di Trapani, delle Egadi, di Marsala e di Paceco, per un parco che mettesse assieme le isole di Favignana, Levanzo e Marettimo con la Riserva delle Saline e quella dello Stagnone. Queste tre realtà possono essere la base di partenza di questo Parco. Mettiamoci intorno ad un tavolo, facciamo i dovuti approfondimenti tecnici e scientifici, vediamo se ci sono altri territori da aggregare e facciamo partire questo parco, che rappresenta una opportunità per il territorio trapanese”.

Per Legambiente, quanto meno inizialmente, bisogna dunque puntare sula proposta della Provincia del 2010, limitando il tutto al tratto compreso tra la Riserve di Trapani e Paceco, quella dello Stagnone ed il mare delle Egadi. ”Nella legge – ha sottolineato Zanna – non c’è scritto l’intero litorale trapanese. Quello e solo un titolo. Nel 2007 si è individuato un parco senza prevedere una perimetrazione. E comunque, come avvenuto per altri Parchi nazionali, in corso d’opera si può anche cambiare. La legge individua un ipotesi, una opportunità. Per noi, in questo momento, per iniziare, la traduzione è la proposta fatta dalla Provincia nel 2010, dove ci sono le tre isole Egadi, le Saline di Trapani e Paceco e lo Stagnone di Marsala. Dopo, se si aggiungono altri territorio, si vedrà. Non lo escludiamo”. Le due Riserve “”saranno dunque assorbite, con i loro vincoli, il know-how, la storia, il patrimonio, le perimetrazioni di zone A e B, nel Parco nazionale con un solo Ente gestore a terra”, ha rimarcato Zanna, che ha quindi fatto un distinguo per quel che riguarda l’Area marina protetta delle Egadi, “che è una splendida realtà di oltre 25 anni che ha una sua storia, una governance che rimarrà integra ed intatta. Qualora gli enti che proporranno il Parco, a partire dal Ministero, riterranno opportuno, come avvenuto altrove, di integrare la gestione tra Parco terrestre e Area marina protetta è un discorso che si affronterà in corso d’opera, così come si affronterà la possibilità di fare nascere anche allo Stagnone un’Area marina protetta prevista da 30 anni dalla legge nazionale 394”.

Dunque la proposta di Parco, secondo quanto prospettato da Legambiente, dovrebbe limitarsi, quanto meno nella fase iniziale, ai soli territorio delle Egadi, di Marsala, Paceco, Trapani e Misiliscemi, visto che la Riserva delle Saline ricade nel nuovo Comune di recente costituzione. Quindi resterebbero fuori, sempre in base a questa proposta iniziale ripresa dall’associazione ambientalista e rilanciata nel convegno di ieri, tutti gli altri Comuni che, invece, attraverso la firma del documento inviato nei mesi scorsi al Ministero dell’Ambiente, hanno richiesto di riprendere il procedimento istitutivo del grande Parco nazionale trapanese. C’è da vedere, quindi, cosa diranno a riguardo gli altri sindaci e se, piuttosto, non vorranno invece essere presenti in questo nuovo, ed ambizioso progetto.

Tra l’altro la necessità di coinvolgere gli altri comuni è stata ribadita, nel corso della conferenza di Legambiente tenuta ieri al Museo Pepoli, dallo stesso sindaco di Trapani Giacomo Tranchida. E non poteva essere altrimenti visto che l’anno scorso, incontrando Fundarò per parlare della richiesta da inviare al Ministero per fare tornare in carreggiata il progetto di Parco nazionale, il primo cittadino del capoluogo si disse favorevole al coinvolgimento di altri Comuni, allargando il più possibile il perimetro dell’area protetta ad un bacino quanto più ampio possibile. E l’idea è stata accolta favorevolmente dai sindaci di Marsala, Erice, San Vito lo Capo, Castellammare del Golfo, Calatafimi-Segesta, Petrosino, Mazara del Vallo, Paceco, Valderice, Custonaci, Alcamo, Castelvetrano e Campobello di Mazara. In tutto, compreso Trapani, fanno 14 Comuni che chiedono di fare il Parco nazionale. All’appello manca solo la firma del sindaco di Favignana Francesco Forgione. Ma resta la volontà di oltre mezza provincia di istituire l’area protetta.

La firma di 14 amministratori locali al documento inviato a Roma rappresenta senza ombra di dubbio, oltre che ‘inputo che nei mesi scorsi ha permesso di riavviare il confronto per istituire il Parco, una svolta politica rispetto al passato, a prova di come ci sia sempre una maggiore consapevolezza sui temi ambientali ed una crescente richieste di interventi mirati per salvaguardare il territorio ed il suo patrimonio naturalistico e paesaggistico. Ma non solo. In ballo ci sono, oltre ai vincoli, procedure e regole da rispettare, anche gli strumenti messi a disposizione dalla normativa, a partire dalle misure ci incentivazione e le Zea, le Zone economiche ambientali. A riguardo il Senato nel 2019 ha stanziato 20 milioni di euro per ciascuno anno dal 2020 al 2022. Stanziamenti che sicuramente saranno confermati se non aumentati ulteriormente alla luce del raggiungimento del 30 per cento di aree protette entro il 2030.

Insomma, il Parco potrebbe essere davvero una grande opportunità per il territorio in chiave, oltre che ambientale, anche economica, permettendo anche di coordinare ed armonizzare gli interventi su una macro area, permettendo di superare le fisiologiche divisioni, anche di natura amministrativa, sotto un’unica cabina di regia, quella di un Ente gestore chiamato ad occuparsi prioritariamente di tutela naturalistica del territorio. Ma non solo. Un Parco nazionale può aprire davvero tantissime prospettive. Rappresenta insomma davvero una grande opportunità. Assolutamente da non perdere. Anche perchè nel frattempo si sono persi ben 14 anni. A questo punto bisogna davvero accelerare e fare presto. Questa volta è il territorio che lo chiede. Motivo per cui il Parco delle Egadi e del litorale trapanese s’ha da fare. Senza se e senza ma. Possibilmente in tempi brevi. Sicuramente non altri 14 anni…

Il convegno di ieri al Museo Pepoli promosso da Legambiente

Alcuni scorci della Riserva delle Saline di Trapani e Paceco

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