di Fabio Pace

Il comune di Trapani ha approvato una delibera di giunta con la quale candida il rione Cappuccinelli ad un progetto di riqualificazione urbana. È un progetto preliminare firmato dallo dall’IACP di Trapani. L’accordo tra i due enti consente la partecipazione in sinergia all’Avviso pubblico del Ministero della Infrastrutture “Programma Innovativo Nazionale per la qualità dell’abitare”. Il Comune si impegna a svolgere l’azione di coordinamento del progetto, all’indicazione del Responsabile Unico del Procedimento e a fornire supporto tecnico – amministrativo; lo IACP si impegna a redigere la documentazione tecnica necessaria ad avanzare la proposta di finanziamento e a produrre il progetto di fattibilità e tutta la documentazione necessaria prevista dal bando pubblico.

Storia di una pianificazione urbanistica

Il rione Cappuccinelli, che più appropriatamente, per la dimensione urbanistica e per l’intento progettuale dovrebbe essere definito “quartiere”, è in realtà un prezioso esempio di architettura contemporanea legata al razionalismo e al successivo neorealismo architettonico (nell’architettura il movimento è successivo a quello cinematografico). Tanto che un plastico del suo progetto è conservato al MAXXI di Roma, il Museo nazionale delle arti del XXI secolo, e l’architetto che lo progettò, Michele Valori, è considerato oggi uno degli urbanisti più importanti del nostro Paese. Il progetto del Quartiere Cappuccinelli, oltre che presso lo IACP di Trapani, è conservato presso l’Archivio Michele Valori che nel suo complesso è stato dichiarato di notevole interesse storico «fonte preziosa per la storia dell’architettura e dell’urbanistica in Italia» ed è stato acquisito dal Ministero dei Beni e le Attività Culturali nel 2006 per le collezioni del MAXXI.

Michele Valori, una firma di prestigio per Trapani

L’archivio documenta l’attività professionale dell’architetto Valori dal 1949 al 1979 e testimonia la sua partecipazione al dibattito sull’architettura e sulla pianificazione in Italia. Valori, di origine bolognese, nacque nel capoluogo emiliano nel 1923, era figlio del giornalista del Resto del Carlino, Aldo, e fratello della nota attrice Bice. Laureato a Roma nel 1948 iniziò subito un’intensa attività accademica come professore universitario, prima alla Facoltà di Ingegneria di Cagliari, poi alla Facoltà di Architettura di Roma, dove ottenne la cattedra di Urbanistica nel 1976. Valori si occupò per molti anni di architettura per l’abitazione economica e popolare e di piani urbanistici territoriali, ponendosi come uno dei personaggi chiave delle sperimentazioni di edilizia residenziale pubblica avviati sotto l’egida dell’UNRRA-Case e dell’INA-Casa negli anni che seguono la fine del secondo conflitto mondiale. Esercitò la professione con una tensione intellettuale profonda che lasciò cristallizzata in alcuni importanti scritti. Valori fu uno dei protagonisti critici del dibattito sul “piano di Roma”, lo sviluppo della capitale nel dopoguerra che ne stravolse l’identità urbanistica, come preconizzò in un suo famoso articolo dal titolo “Fare del proprio peggio” pubblicato dalla rivista “Urbanistica”, nel 1959: «Roma – scrisse Valori – rischia di ritrovarsi tra vent’anni con gli stessi problemi di oggi, aggravati da un incremento edilizio e demografico enorme. La più orrenda, squalificata città del mondo che chiameremo Roma per una pietosa convenzione, per una abitudine fonetica».  Valori morì a Roma nel 1979.

Quartiere Valori, un potenziale culturale inespresso

Quartiere Cappuccinelli: una sorta di opera d’arte en plein air, realizzata da un grande nome dell’architettura che fu anche un intellettuale. Però non ce ne rendiamo conto e ignoriamo il potenziale, anche culturale, che questo quartiere può restituire alla città che l’ha abbandonato, negletto, come i suoi abitanti che vi furono trasferiti nel dopoguerra. Nella sua “Storia di Trapani (vol 3)” l’avvocato Serraino, parlando del Rione Palma, ne scrive incidentalmente datandone l’inizio della costruzione nel 1956: «È un rione in continua espansione (il rione Palma, ndr) ed è prevalentemente formato da abitazioni sorte immediatamente dopo la guerra mondiale del 1940, ad iniziativa dell’edilizia popolare e sovvenzionata, la quale poi, nel 1956, rivolse l’attenzione per le sue costruzioni verso il rione Cappuccinelli». In realtà Rione Palma e Rione Cappuccinelli, non hanno alcuna affinità, se non la comune origine normativa che ne determinò la spinta alla realizzazione e la denominazione di “rione”, retaggio linguistico e insieme stigma sociale. Ove con rione si volle indicare plasticamente l’origine degli abitanti che vi si insediarono lasciando i rioni del centro storico trapanese devastati dalle bombe.

Il piano Fanfani

Le prime case del Rione Palma, come quelle del Rione Cappuccinelli, rientrano nella pianificazione edilizia nazionale del cosiddetto “Piano Fanfani”, per altro l’unico vero grande “piano casa” mai varato in questo Paese, rispondente a una doppia esigenza: ricostruire dopo il conflitto mondiale, creare lavoro attraverso gli investimenti pubblici, in linea con le migliori politiche keynesiane. Infatti con la legge 28 febbraio 1949, n.43 il Parlamento approvò i “Provvedimenti per incrementare l’occupazione operaia, agevolando la costruzione di case per lavoratori”. Inizialmente il piano prevedeva una durata settennale, ma venne prorogato di ulteriori sette anni sino al 1963. I primi interventi del rione Palma afferiscono alla norma del 1949; il rione Cappuccinelli è frutto dell’intervento di proroga del 1956, cui Mario Serraino fa riferimento, almeno per gli aspetti finanziari.

Anche un trapanese tra i progettisti

Il quartiere, secondo i carteggi conservati al Maxxi fu realizzato tra il 1957 e il 1963; la progettazione è ben più articolata della semplice realizzazione di case e palazzi ed è frutto di un concorso di progettazione nazionale di INA – Casa, cui Valori ed altri prestigiosi architetti parteciparono con una vera e propria programmazione urbanistica. Il progetto del quartiere di Cappuccinelli è firmato oltre che da Valori anche dall’architetto Arnaldo Bruschi (che con Valori fu socio nella SAU Società di Architettura e Urbanistica con Benevolo, Aymonino, Insolera, Campos-Venuti e altri), dall’ingegnere Giulio Ceradini (già nel gruppo di Ludovico Quaroni per la Stazione Termini di Roma), dall’architetto Hilma Selem, dall’architetto Gian Paolo Rotondi (che di Valori e Benevolo fu compagno di corso all’università) dall’ingegnere Giuseppe Garofalo e infine dall’ingegnere trapanese Giovanni Bolignari che realizzò i calcoli statici. Il quartiere  Cappuccinelli ha una sua organicità concettuale e risponde a precisi criteri architettonici e urbanistici che così vengono sinteticamente descritti nel catalogo, che reca pianta e foto del plastico del progetto, stampato in occasione della mostra che il MAXXI di Roma ha dedicato all’architetto Valori nel 2013: «Gli alloggi, accorpati in tre blocchi di edifici a schiera, si articolano attorno a otto corti al cui interno trovano posto aree verdi, spazi per il gioco dei ragazzi e orti urbani. Il progetto, infatti, nasce dall’idea di cortile e punta alla ricostituzione dell’unità di vicinato analoga a quelle delle comunità agricole. I percorsi, che recuperano il tema del sentiero, e le residenze, si integrano con l’obiettivo di ricreare un tessuto continuo. Le stecche sono connotate da una peculiare sezione trasversale che mostra l’accoppiamento di due corpi – uno a quattro e uno a tre piani – coronati da piani di copertura curvilinei. Il piano terra è occupato da portici con spazi commerciali in cui esili pilotis cruciformi sormontati da una sorta di capitello regolano, insieme con i loggiati continui soprastanti, le geometrie dei prospetti». Tutti i progetti del piano INA – Casa videro la loro conclusione con l’apposizione, su tutti gli edifici realizzati, di una targa in ceramica policroma (alcune delle quali realizzate da grandi artisti: Alberto Burri, Duilio Cambellotti, Tommaso Cascella, Pietro De Laurentiis, Piero Dorazio) che alludesse in generale al tema della casa come luogo felice. Nell’architettura post razionalista e neorealista si vogliono ricreare le condizioni, l’ambiente, lo spazio architettonico, il modo di abitare, che nelle realizzazioni principali, che sono quelle pubbliche dell’INA-Casa, si riallacciano all’equilibrio della vita di borgo. Valori scrisse che «l’architettura nasce dalla civiltà di un popolo, da un’industria attrezzata, da scuole serie e selezionatrici, dall’educazione della gente, dall’onestà delle imprese, da buone semplici sensate legislazioni e da un minimo di fede nell’avvenire».

Pizzicagnoli e venditori di caramelle

Dovremmo ricominciare a leggere nel quartiere Cappuccinelli tutto questo, recuperando i valori che i progettisti hanno voluto consegnare agli abitanti. Purtroppo i limiti culturali del tempo, ma anche quelli odierni, hanno voluto vedere in quel quartiere, rimasto incompleto rispetto al progetto originario, solo il quartiere “popolare”, marginale ed emarginante. Sarebbe bello che il progetto di riqualificazione urbanistica che parteciperà all’avviso pubblico restituisse il valore architettonico, culturale e sociale del progetto originario. Sarebbe bello collegare la città di Trapani, attraverso Valori, l’archivio Valori, il Maxxi a un respiro più ampio, guardare al territorio e al suo divenire e programmarlo. Auspichiamo che un grande ruolo possano avere, in questo e in altri piani di riqualificazione e rigenerazione urbana, per spinta etica e professionale, gli architetti, gli urbanisti e i pianificatori. Michele Valori scrisse amaramente del PRG di Roma: «A Roma sta succedendo un fatto strano. Tutti occupati, tutti presi dai problemi del Piano Regolatore, gli Architetti non parlano più di Architettura e non parlandone e non scrivendone finiscono col non farne. Sembra che si sia rimandato il problema a un momento più calmo. Ma intanto si costruisce lo stesso, e l’edilizia, quella che sanno fare tutti anche i costruttori pizzicagnoli o i costruttori fabbricanti di caramelle, dilaga ovunque». Basta sostituire Trapani a Roma e sviluppare il tema di un’urbanistica che ha negato se stessa.