25.1 C
Trapani
domenica, Maggio 19, 2024
HomeAttualitàTrapani, c'è chi si diverte a far girare messaggi falsi sui locali...

Trapani, c’è chi si diverte a far girare messaggi falsi sui locali chiusi per Covid

Prese di mira alcune attività del centro storico che, invece, sono regolarmente aperte dopo le dovute sanificazioni previste dalle norme anti Covid

“Mi risulta che questi locali siano stati chiusi per Covid”.
Inizia così l’audio che, da ieri, viene fatto girare attraverso WhatsApp e che alcuni cittadini hanno inoltrato anche alla nostra redazione chiedendoci lumi.
La segnalazione, in ogni caso, era stata fatta prima di tutto dai titolari di alcuni di questi ristoranti ed attività enogastronomiche che, a loro volta, avevano ricevuto richieste di spiegazioni sul perché fossero aperti invece che chiusi come da obbligo sanitario.

A scriverci sono stati, in particolare i titolari di EL MEDINA (di fronte la Villa Margherita) e di SUVARO (al porto peschereccio) i quali segnalavano la loro regolare apertura malgrado il diffamante audio messo in giro da qualcuno probabilmente appositamente per creare nocumento alle attività menzionate (quattro in totale).

Siamo riusciti a risalire all’autore dell’audio che si è offerto spontaneamente di spiegarci l’accaduto. Si tratta di un sanitario che aveva, come spesso e diciamo “normalmente” avviene, interloquito con altri suoi colleghi in un gruppo privato di lavoro. L’utente, uno di quelli in prima linea e a disposizione anche e proprio delle attività di ristorazione, aveva inviato tre messaggi audio ai colleghi: nel primo (quello inoltrato “a manetta” ai trapanesi) riferiva di aver saputo della chiusura da parte dell’ASP di quattro attività (menzionandole) adibite alla ristorazione. Negli altri due invitava i colleghi ad accertarsi della veridicità della notizia poiché a lui stesso risultava, invece, che almeno una di queste attività (SUVARO, nello specifico) fosse aperta regolarmente dopo aver sanificato a norma i locali.

Evidentemente qualcuno ha pensato bene di mettermi in mezzo diffondendo solo una parte del mio dialogo con alcuni colleghi – afferma il professionista sanitario – e mi dispiace che siano state prese di mira solo quelle attività. E’ una pratica assolutamente biasimabile quella di diffondere messaggi privati – tra l’altro di lavoro fra professionisti del settore sanitario – probabilmente con l’intento di creare allarmi o, ancora peggio, di danneggiare determinate attività commerciali. Come si evince dagli altri due audio che ho inviato alla redazione, io stesso esortavo i colleghi a sincerarsi della veridicità di quanto diffuso nelle ore precedenti da altri cittadini. Mi dispiace di essere stato utilizzato, a mia insaputa, per creare malcontento, paura e dispiacere. Sono uno di quelli impegnati dalla mattina alla sera al servizio dei cittadini e degli imprenditori (molti, anche qualcuno fra le quattro attività di ristorazione prese di mira, lo possono confermare)“.

A qualcuno, però, le mani hanno fatto mangìo, come si usa dire a Trapani, e si è divertito a mandare solo uno dei messaggi mettendo in subbuglio cittadini e operatori economici.

Ricordiamo che la Cassazione ha sancito che, in caso di messaggi diffamanti inviati tramite social network (Whatsapp nel caso specifico) non scatta il reato di ingiuria se Tizio, artefice della frase diffamatoria, la comunica soltanto a Caio e poi questi la riporta, così com’è, ad altre persone, rendendola nota. In tal caso, l’unico responsabile potrebbe essere Caio e non Tizio.

Non scherziamo, dunque, diffondendo messaggi lesivi dell’altrui serenità.

- Advertisment -

Altre notizie