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domenica, Maggio 5, 2024
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La Sesta Torre di Trapani

La struttura, che si trova alle porte della città, sembra in tutto e per tutto una torre e, se valorizzata, recuperando anche l'area circostante, potrebbe aprire nuove prospettive per il territorio grazie al linguaggio dell’arte e della bellezza.


di Mario Torrente

Era il 1978. Quell’anno Karol Wojtyla diventò papa mentre Aldo Moro venne assassinato dalla Brigate Rosse. Sandro Pertini fu eletto presidente della Repubblica e Peppino Impastato venne ucciso dalla mafia. Mentre la storia faceva il suo corso, 43 anni fa a Trapani iniziavano i lavori per la realizzazione di una mega cisterna nell’area industriale. Il grande serbatoio avrebbe dovuto fare arrivare l’acqua, sfruttando la pendenza data dall’altezza, a tutti gli stabilimenti produttivi della zona. La sua costruzione venne decisa nel 1977 dal Consorzio Asi ma l’opera, finanziata dalla Cassa del Mezzogiorno per un costo di 155 milioni di lire, non venne mai ultimata. Fu infatti realizzata solo la base del mega serbatoio, quei pilastri lungo la via Libica che per quasi mezzo secolo hanno segnato il confine del centro urbano di Trapani, dando il benvenuto o salutando gli automobilisti in transito.

I quattro grandi pilastri, ben visibili anche a parecchia distanza, sembravano quasi una torre in fase di costruzione alle porte della città. Trapani, del resto, fin dalle origini ha sempre avuto delle torri a difesa dei suoi abitanti. Non a caso viene ricordata come la città delle cinque torri, alcune delle quali oggi non ci sono più, così come le antiche mura ed i gloriosi bastioni abbattuti dall’unità d’Italia in poi. Altre ancora resistono, la Colombaia e ciò che resta del Castello di Terra. E forse qualche altro originario torrione potrebbe essere nascosto sotto qualche altro edificio.

L’antica città delle cinque torri, dunque, non esiste più. La prospettiva si è allargata verso Est, con il cemento che ha divorato il lago Cepeo, dune di sabbia, fertili campi coltivati, paludi e saline. Arrivando e iniziando a risalire verso le pendici di Monte Erice. E questi sono gli ultimi 150 anni di storia trapanese.

La novità di questi ultimi giorni è che i pilastri del mega cisternone adesso sembrano una vera e propria Torre grazie al grande murales realizzato nell’ambito del progetto “Trap”, una bella iniziativa che ha permesso, grazie ai fondi messi a disposizione dal M5S ed alla bravura degli artisti arrivati da tutto il mondo, di abbellire tanti angoli di Trapani, tra opere incompiute e muri, come quello del cimitero o del campo Sorrentino.

Nei piloni della via Libica ha così preso forma la sagoma del rosone della chiesa di Sant’Agostino, uno dei simboli di integrazione tra diverse culture dove sono presenti i simboli delle principali religioni monoteiste. Facendo diventare questo monumento un punto di incontro tra i popoli. Esattamente come è sempre stata Trapani nella sua storia ultramillenaria, praticamente dai Fenici in poi. E trasformando il serbatoio incompiuto nella “Sesta Torre” della città. Aprendo così nuove prospettive semplicemente con il linguaggio dell’arte.

Magari, a questo punto, si potrebbe puntare ad una riqualificazione dell’area attorno e dell’intera struttura, realizzando una veranda panoramica sulla sua sommità da dove potere osservare da un lato la città, dall’altro la Riserva delle Saline e la piana trapanese che dalle pendici di Erice si estende per la cuspide della Sicilia occidentale. Un punto di osservazione davvero unico, con scorci mozzafiato dall’alba al tramonto da ammirare dalla “Sesta Torre”. Che potrebbe diventare uno dei nuovi monumenti della Trapani che vuole andare oltre. Raccontando una storia che guarda al futuro.

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