Su quello che è successo negli Usa, sul barbaro e drammatico assalto alla sede del Congresso, sono stati già spesi fiumi di parole: sono state fatte analisi, commenti, valutazioni politiche e sociali. Qualcuno si chiederà cosa mai potrà aggiungere il sindaco di una piccola isola a quanto già detto da ben più autorevoli esperti ed opinionisti. Quello che posso dire è che c’è un filo conduttore che unisce certi episodi, un filo lungo 7.597 chilometri, tanti quanti sono quelli che separano Lampedusa da Washington.

Quando in un contesto sociale, grande o piccolo che sia, si seminano di continuo messaggi d’odio, intolleranza, diffidenza, paura ingiustificata, prima o poi un focolaio si accende. E quando questo focolaio viene alimentato da fake-news montate ad arte (anche da alcuni “giornalisti” o pseudo tali in cerca di visibilità), quando si incoraggiano fenomeni di hate speech attraverso i social media, quando si incitano i cittadini ad occupare le sedi delle Istituzioni, siano esse piccoli Municipi di frontiera o grandi Palazzi di una Capitale, prima o poi qualcuno lo fa.

Nei mesi scorsi a Lampedusa è stata “impacchettata” la Porta d’Europa, simbolo internazionale di Pace e di Accoglienza. Poco dopo nel corso di una stessa notte è stato dato fuoco a due aree nelle quali erano depositate le imbarcazioni dei #migranti. E quando, dopo questi episodi criminosi – rispetto ai quali non sono ancora stati individuati i responsabili – ho espresso la mia sincera preoccupazione anche per la deriva che caratterizzava ogni giorno di più il dibattito – locale e nazionale – su Lampedusa, qualcuno mi ha preso per esagerato, o si è addirittura girato dall’altra parte.

Sia chiaro, non mi permetto nel modo più assoluto di paragonare ciò che è successo a Lampedusa con i drammatici fatti di Washington, quello che intendo dire è che l’odio alimenta odio, i messaggi di paura e di intolleranza alimentano paura ed intolleranza, e questo avviene a tutti i livelli: in una piccola Comunità come in una grande Nazione.

Le bugie, se ripetute, postate e twittate 10, 100, o 1.000 volte, rischiano ad un certo punto di passare per “verità” agli occhi di qualcuno, mettendo in moto reazioni che possono diventare incontrollabili. E dal momento che in questi giorni, vedendo le immagini che arrivavano dall’altra parte del mondo, ci siamo resi conto che nessuna Democrazia è mai del tutto al sicuro, è il momento di aprire gli occhi anche qui di fronte a certi “campanelli d’allarme”, invece di girarci dall’altra parte.

Totò Martello – sindaco di Lampedusa

9 gennaio 2021